A Napoli va in scena il G20 su ambiente, clima ed energia: impegni concreti o vuote promesse?

A fare da padrone di casa è il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, il quale ha ribadito in apertura dei lavori che di fronte a circostanze senza precedenti “serve un’azione globale, coraggiosa e immediata”. Tuttavia, Paesi come Russia, Cina, India e Arabia Saudita (ancora molto dipendenti dai combustibili fossili) mettono i bastoni tra le ruote.
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Federico Turrisi 23 Luglio 2021

Tra le giornate di ieri e oggi tutti gli occhi sono puntati su Napoli, dove si sta tenendo il G20 sull'ambiente sotto la presidenza italiana. I rappresentanti dei Paesi più potenti del pianeta per quanto riguarda le questioni ambientali e climatiche – per l'Italia c'è il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani – si stanno cioè riunendo intorno a un tavolo per trovare un possibile accordo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, guardando in prospettiva anche a un appuntamento che si preannuncia di cruciale importanza come la Cop26 di Glasgow, prevista per il prossimo novembre.

Ma al centro dell'incontro c'è anche la tutela della biodiversità: si sta discutendo, per esempio, sulla proposta di incrementare la percentuale di aree protette sul pianeta, sia per quanto riguarda gli ambienti terrestri sia per quanto riguarda quelli marini. E poi spazio anche al dibattito sull'economia circolare e sulla finanza verde.

E un primo punto di convergenza è già stato trovato ieri. Il comunicato finale della prima giornata del G20 sull'ambiente di Napoli "è particolarmente ambizioso e individua 10 linee di intervento che riflettono la visione del Pnrr italiano: soluzioni naturali per il clima, lotta al degrado del suolo, sicurezza alimentare, uso sostenibile dell'acqua, tutela degli oceani, lotta alla plastica in mare, uso sostenibile e circolare delle risorse, città sostenibili, educazione, finanza verde", ha spiegato il ministro Cingolani, il quale in apertura dei lavori aveva sottolineato che quella per contenere il riscaldamento globale è la sfida del nostro tempo.

Gli "Stati canaglia" del clima

Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio. Tra le questioni più spinose c'è l'urgenza di abbattere le emissioni di carbonio nel settore energetico. E su questo i Paesi del G20 hanno visioni parecchio discordanti tra loro. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno presentato dei piani di decarbonizzazione ambiziosi, pianificando il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. La seconda potenza economica del mondo, ovvero la Cina, ha spostato questo obiettivo di 10 anni più avanti, ossia nel 2060.

Un Paese in costante crescita demografica ed economica come l'India non sembra intenzionata a sganciarsi dal carbone. E infine, ci sono Paesi in cui il legame tra potere politico e industria dei combustibili fossili è talmente forte che non stupisce il fatto che presentino piani di riduzione delle emissioni molto blandi. È il caso, per esempio di Arabia Saudita e Russia, che continuano a rimanere legati a doppio filo rispettivamente al petrolio e al gas naturale. Il timore, più che fondato, è allora che questo G20 si concluda con l'ennesimo nulla di fatto.