A qualcuno piace caldo: le frasi sul clima dei politici che rovinano l’Italia più della vernice

Da Malan a Calenda, passando per Salvini fino a Bonaccini. Quando si tratta di clima la classe politica Italiana non perde l’occasione per dire la sua. Risultato: molti errori, frequenti politiche “timide” sul cambiamento climatico e ancora, purtroppo, troppo negazionismo.
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Francesco Castagna 23 Gennaio 2023

1959, nelle sale dei cinema usciva il film "A qualcuno piace caldo" di Billy Wilder, in un celebre dialogo tra Zucchero (interpretata dalla grande Marilyn Monroe) e Josephine l'attrice chiedeva all'uomo che tipo di musica preferisse, se il jazz "caldo" oppure quello "freddo", suonato con minor foga dai bianchi. Questioni di gusti musicali su cui è sempre bello confrontarsi.

Di tutt'altra musica invece è l'annoso dibattito sul clima che coinvolge la politica italiana. Alla lunga lista di negazionisti climatici e di scettici del clima (così li chiamiamo per avere ancora dubbi su questioni confermate da studi scientifici) si aggiunge parte della classe politica e dirigente, che non curante delle evidenze scientifiche sul riscaldamento globale prova ancora a inseguire gli interessi dell'elettorato.

Si sa, convincere gli elettori che gli effetti di alcune scelte sul clima si vedranno soltanto a tempo debito è troppo rischioso e non porta voti. Risultato? Uno strano mix tra il "tutto e subito" e il "business as usual".

Sentiamo dire dai nostri politici che la Plastic tax non si deve fare perché colpisce le nostre aziende, le ciclabili sono scomode perché rallentano le macchine (e quindi vengono azzerati i finanziamenti), i riscaldamenti domestici non possono essere troppo bassi perché c'è troppo freddo, quel parco eolico non va bene perché deturpa il paesaggio, che non possiamo ristrutturare le case per renderle a norma europea perché gli italiani hanno le proprie tradizioni.

La prima domanda che dovremmo farci davanti a tutta una serie di motivazioni simili a queste elencate qui sopra è: ma allora da dove partiamo? E soprattutto, siamo veramente consapevoli dell'emergenzaclimatica che stiamo vivendo? E ancora: siamo realmente pronti a metterci la faccia per attuare una seria transizione ecologica?

Di certo ce la mettiamo quando ci sentiamo chiamati alla pubblica condanna di atti che lasciano il tempo che trovano, come quelli firmati (con vernice ad acqua, quindi cancellabile) da Ultima Generazione, o a esprimere il nostro giudizio su chi prende parte ai Fridays for Future. Ma perché non lo facciamo mai quando i nostri politici dicono cose non vere e, soprattutto, che non fanno il reale interesse degli italiani?

Ci indigna di più un'azione di protesta. Prescindendo almeno una volta dal personaggio politico in sé, perché non ci scandalizziamo quando sentiamo Lucio Malan, Presidente di Fratelli d'Italia Senato, fare ironia sul cambiamento climatico, confondendo tra l'altro il clima con il meteo?

Gli eventi estremi, la gravità del fenomeno, le tempistiche, sono tutti fattori che si analizzano utilizzando dati in serie e non guardando le condizioni meteorologiche di alcuni giorni.

C'è poi chi va perfino oltre, come Carlo Calenda, che alla presentazione di un libro ha affermato che "il 2050 è stato posto come limite temporale per gli obiettivi sul clima perché suonava bene", spiegando che non ci sono delle evidenze scientifiche che confermano l'importanza di rispettare questa data.

Eppure sappiamo benissimo che non è così, l'ultimo rapporto IPCC (il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici formato da esperti e scienziati) ci spiega che "limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, rispetto a 2°C, potrebbe ridurre sia il numero di persone esposte ai rischi legati al clima che quelle a rischio di povertà di diverse centinaia di milioni di unità entro il 2050″. 

Alla lista si aggiunge Matteo Salvini, che parlando della nuova direttiva UE sull'efficientemento energetico delle case (secondo cui prima di vendere la proprietà sarà obbligatorio che gli edifici residenziali raggiungano la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033, mentre quelli pubblici dovranno raggiungere la E entro il 2027 e la D entro il 2030.

Sono scelte che per Salvini danneggiano il mercato italiano, senza pensare che una casa che inquina di meno sarà il futuro del mercato immobiliare. Forse è il caso di pensare a muoversi ora quando esistono ancora delle possibilità di finanziamento tramite fondi europei, che più tardi quando questi fondi saranno esauriti.

Tra l'altro, bisogna dire il problema del nostro Paese non dipende dall'incapacità di rendere green le case degli italiani, bensì di non saper spendere i soldi a disposizione. Attualmente infatti l'Italia ha utilizzato solo un terzo dei 42 miliardi di euro stanziati.

Ma Matteo Salvini rincara la dose, e non fermandosi alla Direttiva UE, spiega che la decisione europea "Sarebbe l’ennesima scelta a svantaggio dell’Italia, come il ‘Nutriscore’ che penalizza le nostre eccellenze alimentari o lo stop alla produzione di veicoli con motore benzina o diesel dal 2035. Un danno per tutte le economie del nostro continente e l’ennesimo regalo alla Cina”. Insomma: no alle case green, sì ai combustibili fossili. Sembra lo slogan di uno spot, eppure è la realtà.

Queste sono solo alcune delle frasi raccolte da Ohga per dire ai nostri lettori che preferiamo criticare chi prende scelte decisive nel nostro Paese, perché è dentro i palazzi che le cose cambiano. Non mancano però alcuni episodi passati che sono molto simili, dai convegni del m5s in cui erano presenti negazionisti del cambiamento climatico alla levata di scudi sulla plastic tax di Stefano Bonaccini.

Ci troviamo quindi in un mondo paralizzato: i giovani non possono manifestare perché sbagliano, l'Unione Europea sbaglia, gli scienziati sbagliano. Intanto, in un Paese dove la transizione ecologica va a rilento, la crisi climatica corre. Sintomo che a qualcuno questo pianeta "piace caldo".

Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…