Abbiamo già le tecnologie per ridurre del 60% le emissioni di gas serra: ora dobbiamo solo sfruttarle meglio

Secondo un rapporto della McKinsey, una società internazionale di consulenza manageriale e strategica per raggiungere l’obiettivo dello “zero netto”, già oggi potremmo metterci al lavoro per il Pianeta. La vera sfida sarà in due direzioni: applicare meglio gli strumenti che già abbiamo e parallelamente spingere sulle tecnologie sperimentali e non ancora rodate e di quelle in via di sviluppo da cui dipenderanno rispettivamente il 25-30% e il 10-15% delle riduzioni di sostanze inquinanti.
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Kevin Ben Alì Zinati 10 Dicembre 2021

Se la meta è la decarbonizzazione mondiale, la tecnologia è l’autostrada che dobbiamo percorrere.

Oggi non disponiamo ancora di tutte le tecnologie di cui avremmo bisogno per raggiungere gli obiettivi fissati nel patto di Glasgow e arrivare a zero emissioni: allo stesso tempo vale comunque il contrario.

Quelle di cui già disponiamo potrebbero garantire circa il 60% di quel taglio di emissioni di gas serra necessario per stabilizzare il clima entro il 2050. Basta sfruttarle al meglio.

Secondo un rapporto della McKinsey, una società internazionale di consulenza manageriale e strategica per raggiungere l’obiettivo dello “zero netto”, già oggi potremmo dunque metterci al lavoro per il Pianeta.

La sfida sarà poi spingere su quelle tecnologie sperimentali e non ancora rodate e di quelle in via di sviluppo da cui dipenderanno rispettivamente il 25-30% e il 10-15% delle riduzioni di sostanze inquinanti.

L’azienda McKinsey sta poi stilato una sorta di road map per raggiungere gli obiettivi della Cop26.

Sarà decisivo spingere sull’elettrificazione di trasporti, edifici e industria. Le aziende automobilistiche stanno già lavorano alla produzione di anodi ad alto contenuto di silicio per le batterie dei veicoli elettrici in modo da superare i problemi legati a quelle al litio.

Allo stesso tempo dovremo accorciare i tempi di ricarica o allungare la vita delle batterie. L’idea è quella di ricaricare un veicolo elettrico con un'autonomia di 400 chilometri in dieci minuti o meno invece di un’ora.

Puntare sull’efficienza energetica nelle case significherà preferire le pompe di calore alle caldaie: se implementato in tutto il mondo potrebbero ridurre le emissioni globali di CO2 di 3 gigatonnellate all’anno.

Per ridurre l’impatto ambientale degli edifici, che oggi rappresentano circa il 7% delle emissioni globali di CO2, servirà incrementare tecnologie come l‘illuminazione a LED, HVAC ad alta efficienza e controlli energetici.

Prima di elettrificare bisognerà però adeguare l’attuale sistema che è composto da reti elettriche vecchie, inefficienti, inaffidabili e ad alta intensità di carbonio e dunque assolutamente non pronte a gestire il raddoppio della domanda di elettricità che potrebbe avvenire entro il 2050.

Bisognerà quindi aumentare la capacità installata di energia rinnovabile da 3 a 18 gigawatt a settimana, la capacità di stoccaggio a lungo termine e aggiornare i sistemi di distribuzione.

La rivoluzione servirà anche nel mondo dell’agricoltura, che rappresenta quasi il 20% delle emissioni globali di gas serra.

Coltivazioni e allevamenti, infatti, provocano una parte consistente delle emissioni di metano, uno dei più impattanti gas serra. Come tradurre la teoria in pratica? Per esempio con macchine agricole a zero emissioni, eliminando trattori, mietitrici e asciugatrici alimentati a combustibili fossili e poi con alternative alla carne.

Dal report della McKinsey emerge poi anche un altro grandissimo alleato che potrebbe svolgere un ruolo significativo nella decarbonizzazione e nella produzione di energia pulita: l’idrogeno.

Ad oggi le tecnologia basata sull’idrogeno è ancora un po’ indietro ma ha un potenziale incredibile. La sua combustione a zero emissioni lo rende adatto a far fronte al 30% delle emissioni di gas a effetto serra in settori diversi come l'aviazione e la navigazione, l'industria, l'edilizia e il trasporto stradale.

Servirà investire su una produzione a basso costo e in questo senso una mano potrebbe arrivare dai processi di elettrolisi dell’acqua, in base alla quale l'elettricità viene utilizzata per dividere le molecole d'acqua in atomi di idrogeno e ossigeno.

Una volta trovata la chiave per una produzione sostenibile, l’idrogeno potrebbe facilmente diventare un carburante adatto per il trasporto su strada a lungo raggio o per gli aerei e anche un prezioso alleato nel settore siderurgico.

Esso è uno dei maggiori responsabili delle emissioni industriali, producendo dal 7 al 9% circa delle emissioni globali: l'uso dell'idrogeno per alimentare la riduzione diretta del ferro come materia prima per i forni elettrici ad arco è però una via verso l’acciaio a zero emissioni di carbonio.