
C'è acqua su Marte? Sì. Questa volta si può rispondere con certezza a un quesito che da anni fa appassionare e discutere i ricercatori scientifici. Il 18 gennaio è stato dato l'annuncio della scoperta, finalizzata dalla Smithsonian Institution degli Stati Uniti d'America. Lo scienziato Tom Watters ha pubblicato un paper, che è stato poi ripreso dalla rivista scientifica Geophysical Research Letters. Lo studio si chiama "Evidence of Ice-Rich Layered Deposits in the Medusae Fossae Formation of Mars" e ha avuto come intento la ricerca di tracce di depositi d'acqua o di ghiaccio nel sottosuolo del pianeta. Chi cerca trova, si dice, e questa volta il tentativo è andato a buon termine.
I dati sono stati ottenuti grazie allo strumento Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionospheric Sounding (MARSIS) a bordo della sonda Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea. Inizialmente è stato scoperto che le proprietà elettriche dei depositi erano molto simili a quelle dei depositi stratificati polari ricchi di ghiaccio.
Secondo la definizione fornita dall'Agenzia spaziale europea, si tratta di "una serie di depositi scolpiti dal vento che misurano centinaia di chilometri di larghezza e diversi chilometri di altezza". Si trovano al confine tra gli altopiani e i bassipiani di Marte e sono probabilmente la più grande fonte di polvere su Marte e uno dei depositi più estesi del pianeta.
Nello studio emerge che, nei pressi della Formazione Medusae Fossae, il sottosuolo presenta delle caratteristiche molto simili a quelle già rilevate ai poli di Marte, dove erano già state scoperte tracce d'acqua.
In questo caso l'area è sull'equatore del pianeta, si tratta di un ghiacciaio dallo spessore di 3,7 km. I ricercatori hanno ipotizzato due scenari, poiché non si sa ancora quanto sia largo questo deposito:
"Abbiamo esplorato nuovamente l'MFF utilizzando i nuovi dati del radar MARSIS di Mars Express e abbiamo scoperto che i depositi sono ancora più spessi di quanto pensassimo: fino a 3,7 km di spessore", afferma Thomas Watters della Smithsonian Institution, USA, autore principale sia della nuova ricerca che dello studio iniziale del 2007. "È emozionante notare che i segnali radar corrispondono a quelli che ci aspetteremmo di vedere da un ghiaccio stratificato e sono simili ai segnali che vediamo dalle calotte polari di Marte, che sappiamo essere molto ricche di ghiaccio".
La notizia della scoperta di un'importante quantità d'acqua su Marte è salutata positivamente dalla comunità scientifica perché oltre ad essere un successo tecnologico, anche e soprattutto europeo, apre nuovi scenari sulla storia geochimica del Pianeta rosso e del nostro Universo. Sappiamo che nel passato Marte era un luogo ben diverso da oggi e le future missioni spaziali, grazie anche a queste scoperte, sicuramente faranno nuova luce sull'evoluzione marziana. Chissà che finalmente non si scopra la presenza di forme di vita nel passato – o nel presente – del nostro vicino.
Al momento forse è meglio limitare gli entusiasmi a questo stadio, la possibilità paventata da qualcuno di sfruttare queste risorse idriche per la futura colonizzazione di Marte resta ancora per fortuna una frontiera piuttosto utopica non solo per il livello tecnologico cui siamo, ma anche e soprattutto perché sarebbe un impegno enorme a livello economico e anche probabilmente di vite umane. Non riusciamo a prenderci cura del nostro Pianeta, figuriamoci se riuscissimo a rispettarne un altro!