O sei sceso in piazza per gli scioperi sul clima, o ti è capitato di non poter prendere la macchina in alcuni giorni del mese per le domeniche ecologiche o i blocchi della circolazione. Alcune volte ti è stato chiesto di spegnere la luce in casa, di aspettare per usare l’acqua o di sopportare il freddo in autunno in attesa del riscaldamento centralizzato condominiale. Quante volte poi hai manifestato per la parità di genere, hai fatto beneficenza o hai lottato per le disuguaglianze ai Pride?
Mentre pensi di non essere fondamentale per un cambiamento globale, ti sveliamo che tutte queste azioni sono parte delle decisioni prese dagli Stati membri dell’Onu.
Come puoi immaginare, più il nostro mondo tende al progresso, più spendiamo per aumentare la produzione di beni e servizi. Come in casa ti sarà capitato di decidere ad un certo punto di fare economia, anche le aziende devono fare un ragionamento del genere mantenendo comunque un aumento della produzione: adottare tutta una serie di pratiche che aumentano l'efficienza ma permettono un utilizzo più razionale delle risorse, in modo da ridurre sprechi e quindi costi, che poi pagheresti anche tu sul prodotto finito.
Ecco, a loro volta è ciò di cui si devono occupare anche gli Stati, per garantire la produzione e allo stesso tempo trovare sempre più soluzioni per tagliare gli sprechi. Lo hanno fatto gli Stati membri delle Nazioni Unite (ONU) a settembre del 2015.
Ma facciamo un passo indietro, prima di questa data devi sapere che gli Stati membri dell'ONU ne avevano già parlato in due occasioni:
I Paesi del G8 nel 2005 avevano stanziato dei fondi in denaro per aiutare gli Stati più poveri. Il risultato però non ha raggiunto le aspettative previste: capirai che per far fronte a delle economie sottosviluppate i governi dei Paesi più poveri si sono dovuti indebitare e la maggior parte dei fondi stanziati è servito a estinguere questi debiti.
A settembre 2015 i membri dell'Onu hanno firmato l’Agenda 2030, che va dal 2016 al 2030, e contiene 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile del pianeta, dei Paesi e anche delle persone.
Vediamo insieme gli obiettivi, che contengono per la prima volta tre principi fondamentali: economico, ecologico e sociale.
Devi sapere che per povertà l'ONU intende 800 milioni di persone che vivono ancora in condizioni estreme, con meno di 1,25 dollari e senza alcun mezzo di sostentamento. Contemporaneamente si pensa di implementare i sistemi di protezione sociale.
Mira a garantire entro il 2030 a tutti un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l’anno, tra le altre cose devi sapere che le Nazioni Unite hanno come obiettivo anche quello di tutelare la biodiversità e un giusto equilibrio nei mercati delle materie prime alimentari.
Ovvero permettere a tutti di accedere ai servizi sanitari, ridurre il tasso di mortalità di donne e bambini e porre fine ad epidemie come AIDS, tubercolosi e malaria.
Garantire a tutti un’accesso all’istruzione, soprattutto ai più emarginati, e fornire loro un’adeguata formazione professionale in base al luogo in cui vivono.
Ossia tutta una serie di politiche mirate ad eliminare ogni ostacolo che le donne o le ragazze si trovano nella società, compresi abusi come il matrimonio combinato.
Come sai l’acqua e i servizi igienici sono un diritto umano, ti stupiresti se non lo fossero. Eppure in alcuni posti nel mondo questo non è scontato. I Paesi ONU con questo punto vogliono impegnarsi nel eliminare ogni pratica che inquina l’acqua, dalle discariche all’uso di prodotti industriali e a garantire un accesso alle risorse idriche per tutti.
Garantire un accesso libero ad un’energia sostenibile e moderna per tutti.
Ti sarai trovato in un periodo senza lavoro, o avrai qualche amico disoccupato. Anche se così non fosse, sappi che esistono più di 200 milioni di persone senza un lavoro. Tornando al punto 1, per ridurre la povertà serve anche cercare di creare il più possibile posti di lavoro.
Realizzare progetti infrastrutturali soprattutto nei paesi in via di sviluppo, creare loro delle condizioni per far crescere le aziende sul mercato con progetti rinnovabili ed ecosostenibili per l’ambiente.
Eliminare tutte le leggi e le politiche discriminatorie, tutti dovranno avere diritto all’inclusione sociale. Inoltre si cercherà di dare più voce ai Paesi più poveri per promuovere il dialogo anche con gli altri Stati.
Principali obiettivi di questo punto sono migliorare la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti e rendere le città più inclusive attraverso una rigenerazione urbana.
Quante volte hai sentito il termine “società del consumismo”?. Ecco, con questo punto si intende proprio modificare le attuali modalità di produzione e consumo dei beni.
Scioperi globali, Greta Thunberg e i “Fridays for future” ci hanno ormai abituato e motivato ad agire per questa emergenza. Con questo punto gli Stati membri si impegnano a rendere operativo il Fondo verde di 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi più poveri ad adottare misure contro il cambiamento climatico.
Uno dei pochi obiettivi che ha una scadenza più a breve termine degli altri. Entro il 2025 dovrà essere ridotta al minimo qualsiasi attività inquinante per gli oceani, come l’utilizzo di prodotti chimici industriali che poi vanno a finire nei mari.
Tutelare la biodiversità, le superfici boschive e contrastare la desertificazione.
Contrastare la tortura e tutte le forme di violenza, contrastare le organizzazioni malavitose, la corruzione e i flussi illegali. Senza pace ed equilibrio infatti capirai che non è possibile raggiungere uno sviluppo sostenibile.
Prevede per i paesi industrializzati l’intenzione di portare avanti il Piano d’azione Addis Abeba, che riconosce gli effetti positivi degli interventi del settore privato. Inoltre gli Stati più ricchi dovranno rispettare il patto secondo cui lo 0,7 per cento del loro prodotto interno lordo dovrà essere destinato allo sviluppo dei paesi sottosviluppati.
Ma quindi, se volessimo capire a che punto siamo come Italia con l’agenda 2030? Intanto qui puoi approfondire lo stato delle cose con un rapporto ASVIS (Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile) del 2021. Ti diciamo già che dal report l’Italia non ne esce bene, e la pandemia ha fatto peggio. Secondo il documento, l'Italia tra il 2019 e il 2020 ha solo 3 goal in miglioramento: lotta al cambiamento climatico, sistema energetico, e giustizia e istituzioni solide. Tre goal sono rimasti stabili: acqua, innovazione, e alimentazione e agricoltura sostenibile. Mentre è grave la situazione per gli altri nove obiettivi, che sono in netto peggioramento: povertà, salute, educazione, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città, ecosistema terrestre e cooperazione internazionale. Mancano invece i dati relativi al 2020 per gli obiettivi che riguardano le città e le comunità sostenibili, e la vita sott'acqua.
Puoi farti un’idea della situazione osservando i grafici dei 17 goal.