Quando vai al supermercato a fare la spesa, la maggior parte della frutta e verdura che acquisti proviene da un tipo di agricoltura industriale. Ciò significa che questi prodotti sono stati cresciuti in enormi campi destinati alle monocolture, con largo impiego di pesticidi e fertilizzanti e spesso danneggiando l’economia e la sussistenza dei piccoli agricoltori. Queste modalità di produzione, però, stanno danneggiando in modo irreparabile il Pianeta.
Il progressivo ampliamento dei campi destinati all'agricoltura industriale rappresenta una delle principali cause del disboscamento, le monocolture intensive impoveriscono il suolo, i fertilizzanti chimici intossicano l’aria compromettendo anche la salute dei lavoratori e l’impiego di acqua dolce è esagerato in un momento storico in cui un quarto della popolazione mondiale è a rischio crisi idrica. È quindi evidente che l’agricoltura industriale non sia affatto rispettosa dell’ambiente e che le nostre produzioni alimentari dovrebbero subire una rapida transizione verso un genere di produzione più sostenibile.
Ma cosa si intende per agricoltura sostenibile e quali sono gli elementi che questa pratica di coltivazione racchiude in sé? Quella verso una produzione meno impattante e che tenga in maggior considerazione i diritti dei lavoratori e del consumatore è una transizione possibile o una visione puramente utopica?
Non esiste una definizione definitiva e legislativa di agricoltura sostenibile, anche se non è difficile intuire che si tratti dell’incontro tra la filiera agricola e il concetto di sostenibilità. In sintesi, si tratterebbe di un’agricoltura che rispetta sia il produttore sia la natura e, di conseguenza, anche il consumatore.
Ma il discorso è più complesso di così. Infatti, come sicuramente saprai, il termine “sostenibilità” racchiude diversi significati e sfaccettature, e così accade anche quando è applicata a un’attività produttiva. L’agricoltura può infatti essere considerata sostenibile sotto diversi punti di vista. Può esserlo per l’ambiente, grazie a modalità di lavorazione del terreno poco invasive e rispettose per gli ecosistemi; per il contadino, il cui lavoro e benessere sociale viene tutelato grazie a un equo compenso e al rispetto della sua salute; per la società, perché fornisce prodotti di qualità a quante più persone possibili senza depauperare i terreni o danneggiare l’ambiente.
Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) le caratteristiche che rendono un’attività agricola sostenibile sono cinque:
È quindi possibile considerare sostenibile un’agricoltura in grado di tenere conto delle specificità del suolo adattando a esse gli interventi, che presta attenzione all'impiego di risorse idriche, che tutela i lavoratori garantendo loro salute e un equo compenso, che non fa uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, che rispetta i tempi di crescita e salvaguarda la biodiversità senza far uso di OGM o monocolture intensive.
Come ho già detto, il concetto di agricoltura sostenibile è molto ampio e abbraccia diversi aspetti. Per questo, è possibile individuare all'interno di questo macro-settore tanti modelli agricoli differenti, di cui avrai sicuramente già sentito parlare, come ad esempio: