
Il prototipo è stato presentato a Scalea, in provincia di Cosenza: un nuovo concetto di impianto fotovoltaico che non consuma terreno, che consente l'attività agricola e che allo stesso tempo nutre energeticamente tanto la coltivazione quanto la comunità.
Per ora grazie a questo impianto in Calabria si coltivano agrumi consumando il 70% circa di acqua in meno: un esempio virtuoso da cui prendere ispirazione. Ecco perché.
L'impianto agro-fotovoltaico presentato nei giorni scorsi a Scalea è stato realizzato da EF Solare ed è composto da una distesa di pannelli fotovoltaici grande come 12 campi da calcio. Si trova sulla riviera dei Cedri, la lunga costa calabrese tirrena su cui crescono limoni, arance e cedri. Qui, la famiglia Lancellotta gestisce LeGreenHouse, la parte agricola degli impianti, sotto alla cui struttura crescono 4mila piante.
Le celle (strutture a inseguimento solare) sono infatti fissate al suolo senza delle fondazioni in cemento (aspetto che rende reversibile l'installazione) e sono elevate rispetto al terreno. Stanno a circa 3 metri di altezza, in file distanziate per permettere alla luce diretta o diffusa di raggiungere nella maniera corretta le piante sottostanti.
Grazie all'impianto, le distese di agrumi sono servite energicamente e controllate tramite sensori. Un'app consente quindi, da remoto, di monitorarne le condizioni, curando poi le piante senza sprecare acqua o altri nutrimenti. Le celle presentano infatti anche degli impianti integrati di nebulizzazione e fertirrigazione, gestibili a distanza e programmabili, e grazie al monitoraggio l'acqua e i fertilizzanti possono essere economizzati e sfruttati al bisogno, e mai in eccesso.
Allo stesso tempo, l'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico viene poi distribuita sul territorio, coprendo il fabbisogno di circa 3mila famiglie.
Tutto questo ha senso poiché permette di utilizzare l'energia fotovoltaica in senso virtuoso, ovviando alle critiche rivolte spesso a questo tipo di rinnovabile. Il rischio, con questo tipo di energia, è infatti dietro l'angolo: sulla carta richiede enormi quantità di ettari di terreno per poter soddisfare il bisogno energetico di aziende e privati. Ecco perché proprio nei giorni scorsi il Ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato di voler monitorare i parchi fotovoltaici, evitando che le aziende energetiche acquistino troppo terreno per installare gli impianti, e frenando allo stesso tempo le aziende agricole che vogliono affittare i terreni a degli intermediari finanziari delle aziende energetiche appena citate, limitando lo spazio coltivabile dei loro campi (e deforestando così troppi ettari di natura).
Questo, teoricamente, non dovrebbe accadere sfruttando il metodo utilizzato a Scalea: in quel caso, infatti, gli impianti sovrastano le coltivazioni, intrecciandosi e non eliminandole, e non consumano così terreno.