Alagba, la tartaruga più vecchia del mondo che fatica a trovare pace, persino da morta

Famosa e amata dagli abitanti della città di Ogbomosho per la sua storia leggendaria e i suoi poteri curativi, Abgaba è morta di vecchiaia alla veneranda età di 344 anni. Ora però i suoi resti verranno esposti nel palazzo del proprietario, in modo che la popolazione e i turisti possano renderle omaggio e sperare di ricevere ancora benefici. Forse, però, sarebbe il caso di lasciarla tranquilla, almeno da morta.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 7 Ottobre 2019

Sembra proprio che non gli esseri umani non possano lasciare in pace gli animali, nemmeno da morti. È quanto sta succedendo alla tartaruga Alagba, famosa per essere stato l'esemplare più longevo della sua specie, oltre che per i suoi poteri curativi. Forse avrai sentito che Alagba è morta, per fortuna di vecchiaia, alla veneranda età di 344 anni. Ora però il suo proprietario, Oba Oladunni Oyewumi, capo tradizionale, nella città di Ogbomosho, capitale della Nigeria ha deciso di conservare i suoi resti ed esporli nel proprio palazzo a beneficio di abitanti e turisti.

Alagba. Credits photo: Wikipedia

Naturalmente, sono comprensibili le ragioni culturali dietro questa scelta, ma davvero non è possibile garantire alla tartaruga un sereno riposo? La sua storia quasi leggendaria in questo momento le è forse più di impiccio che d'aiuto. Pensa che gli anziani della città raccontano che Alagba fosse appartenuta addirittura a Isan Okumoyede, l'allora leader locale, e che fosse stata portata nel suo palazzo addirittura tre secoli fa.

Non si potrebbe garantirle un sereno riposo?

Da allora ad oggi, la tartaruga è sempre stata molto amata dagli abitanti della città. Ora sicuramente avranno l'occasione di renderle omaggio, ma le sue spoglie diventeranno probabilmente anche oggetto di un business turistico. Insomma, forse dopo tutto il suo contributo alla comunità e dopo tutte le volte che è stata scomodata per quelli che dovevano essere i suoi poteri curativi, si merita una morte più tranquilla.