Alluvioni, piogge estreme e uragani: cosa succederà in futuro

Gli scenari descrivono un futuro con eventi sempre più estremi, tuttavia la burocrazia va più lenta degli effetti dei cambiamenti climatici in corso e servirà uno sforzo.
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
14 Ottobre 2024 * ultima modifica il 14/10/2024

Alluvioni, uragani, allagamenti, dopo la siccità sono sempre gli eventi meteo-climatici a fare notizia. Romania, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Italia, Stati Uniti, Cina, nessuno è escluso dalla forza di eventi pluviometrici spesso devastanti e letali. Secondo uno studio del World Weather Attribution, pubblicato il 25 settembre scorso, il riscaldamento globale ha fatto raddoppiare la possibilità del verificarsi di eventi estremi simili. Bisogna dunque intervenire rapidamente per mettere in sicurezza il territorio e le persone che lo abitano, ricordando che se non riduciamo le emissioni di gas climalteranti, andrà sempre peggio.

I risultati dello studio

Confrontando le precipitazioni registrate nel continente europeo nell'arco di un periodo di tempo di quattro giorni, nel mese di settembre, con i risultati di un modello che prevedrebbe nello stesso periodo di tempo una temperatura media di 1,3°C più bassa di quella attuale, gli scienziati hanno dimostrato come il riscaldamento globale abbia reso i fenomeni precipitativi più intensi di almeno il 7%.

Non solo. Lo studio mostra anche come la probabilità che si verifichino fenomeni estremi, con le temperature attuali, è già aumentata del 50% rispetto ad un mondo più freddo. In futuro, considerando una temperatura media che potrebbe raggiungere i +2°C rispetto al mondo pre-industriale, la probabilità di eventi precipitativi estremi aumenterà ancora di +5% in intensità e di un ulteriore +50% in frequenza.

Servono misure di adattamento

Il rapporto sottolinea come ancora servano investimenti per misure di adattamento in tutta Europa. Rispetto ai disastrosi e mortali eventi del 1997 e del 2002 sono certamente stati fatti enormi passi avanti, tuttavia, come dimostrano gli eventi verificatisi in Germania nel 2021 e in Italia nel 2022, 2023 e 2024, sono ancora necessari urgenti interventi non solo per la gestione degli effetti dei fenomeni ma anche per la loro previsione e per il monitoraggio dei parametri ambientali.

Del resto, secondo la prima "valutazione europea dei rischi climatici" (European Climate Risk Assessment – EUCRA) promossa dall'European Environment Agency, l'Europa sarebbe ancora impreparata ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici in corso. La valutazione individua 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza. Sono già necessari interventi più incisivi per oltre la metà dei principali rischi climatici individuati, di cui otto da attuare con particolare urgenza, principalmente per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione umana al calore, proteggere la popolazione e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’UE.

Il caso Emilia-Romagna

Negli ultimi 3 anni, l'Emilia-Romagna è stata interessata da ben 4 fenomeni alluvionali: 2-3 maggio e 16-17 maggio 2023, 24-26 giugno e 18-19 settembre 2024, eventi che hanno provocato miliardi di euro di danni e ben 18 vittime. Nel caso dell'ultimo episodio alluvionale, i danni sono stati stimati in circa 8,5 miliardi di euro, di cui circa la metà relativi ad opere pubbliche danneggiate (es. ponti, argini dei fiumi, canali). Fino ad oggi il Governo ha stanziato 3,8 miliardi di euro, di cui 2,5 da destinare ad interventi per la messa in sicurezza del territorio e 1,5 per rimborsi a famiglie e attività imprenditoriali. Ma cosa è stato fatto per proteggere questa parte d'Italia così bersagliata dai fenomeni estremi?

Gli interventi, pensati per fronteggiare i danni subiti dagli eventi meteorologici, sono stati divisi in urgenti e di breve periodo, e di lungo periodo. Si tratta di migliaia di progetti tra cui il cosiddetto "Nuovo Piano Fiumi", un piano speciale per rendere più sicuro il regime idraulico del territorio. Secondo i dati della Regione 290 cantieri sono stati conclusi, 271 sono in corso e 394 ancora nella fase di progettazione. In ritardo anche il piano speciale per la ricostruzione, pensato dopo gli eventi del 2023, che conterrebbe interventi per circa 4,5 miliardi di euro solo per il dissesto idrogeologico. Sembra paradossale ma, al momento, la nostra burocrazia va ad una velocità più lenta degli effetti dei cambiamenti climatici in corso: un divario temporale che rischiamo di pagare non solo in termini economici ma anche di vite umane.

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…