
Qualche giorno fa sono state postate online le foto di alcuni squali catturati nel porto di Kelibia, in Tunisia. Le notizie fornite a riguardo parlavano di grossi gruppi di questi pesci che a causa delle restrizioni dovute all’epidemia di Coronavirus si sono avvicinati alla costa al punto da obbligare le autorità a chiudere i porti.
Secondo l’associazione Houtyiat e la rivista Rasadar.com, però, questa versione dei fatti non corrisponde affatto alla realtà. Le specie di squali ritratte, infatti, sono la cosiddetta capopiatto e l’Odontaspis ferox (chiamato cagnaccio) e molto probabilmente sono state catturate nel canale di Sicilia e trascinate sulle coste tunisine, nel porto di Kelibia.
Questi squali, che raggiungono fino ai 4 metri di lunghezza, vivono ben lontano dalla costa e molto in profondità nel mare, dove trovano la loro primaria fonte di sostentamento. La loro posizione obbliga quindi i pescatori a spostarsi e navigare per molti chilometri in acqua, pescando con enormi ami in grado di raggiungere i 200 metri di profondità. È quindi molto improbabile che gli squali si avvicinino alla costa al punto da obbligare la chiusura dei porti, perché non è loro consuetudine. Secondo gli studi di alcuni sommozzatori, inoltre, questi squali tendono a non aggredire gli esseri umani. In più, il capopiatto è anche considerato in via di estinzione secondo la World Conservation Union mentre in cagnaccio è considerato in netta diminuzione. Una strage, quella degli squali e di altre specie marine a rischio, che mette in seria difficoltà la sopravvivenza degli ecosistemi del Mediterraneo e che non riesce a trovare una corretta regolamentazione per la tutela di queste specie.