Anche Israele pensa di bandire il commercio di pellicce: “È immorale”

Il ministro per la protezione dell’ambiente israeliano Gila Gamliel ha annunciato ulteriori restrizioni sulla compravendita di pellicce all’interno del Paese, che verrebbe consentita solo in casi eccezionali. Israele diventa così il primo Paese del Medio Oriente a imporre un provvedimento del genere.
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Federico Turrisi 7 Ottobre 2020

Ce lo siamo detti più volte: l'allevamento di animali per la produzione di pellicce non solo è una pratica crudele, ma è considerata ormai dai più anche anacronistica. E più il tempo passa, più si aggiungono Stati che decidono di dire addio al commercio di pellicce all'interno dei loro confini. Adesso sembra essere arrivato il turno di Israele.

In realtà, è dal 2017 che nel Paese mediorientale si discute di una proposta di legge per vietare la vendita e l'acquisto di pellicce. Il motivo? La Torah, il testo sacro per la religione ebraica, proibisce la crudeltà e pertanto l'allevamento di animali da pelliccia è una pratica da condannare. Più di recente il ministro israeliano per la protezione dell'ambiente, Gila Gamliel, ha definito l'uso di pelli e pellicce all'interno dell'industria della moda "immorale" e ha annunciato una stretta. Se già adesso in Israele chi desidera acquistare o vendere pellicce deve richiedere un permesso speciale, con le nuove regole la compravendita sarà vietata all'interno dei confini nazionali, salvo in casi eccezionali. I trasgressori rischieranno multe salatissime (fino all'equivalente dei nostri 18.500 euro) e pene che arrivano fino a un anno di carcere.

La mossa del governo di Israele ha raccolto il consenso degli animalisti. Soddisfatta l'organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali Peta (People for the Ethical Treatment of Animals), che elogia il ministro dell'Ambiente israeliano "per il fatto di aver riconosciuto che il commercio di cappotti, pompon e altri articoli di moda frivoli realizzata con la pelliccia di animali selvatici offende i valori sostenuti da tutti i cittadini onesti".