Ancora troppo poco: l’Italia non si sta impegnando abbastanza raggiungere gli obiettivi energetici del 2030

Secondo il Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 (Rer) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano l’Italia sta procedendo a un ritmo troppo lento sul fronte degli investimenti nella produzione di energia rinnovabili. Di questo passo sarà impossibile raggiungere gli obiettivi energetici per il 2030.
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Maria Teresa Gasbarrone 29 Maggio 2023

Per l'Italia gli obiettivi per il 2030 in fatto di energie rinnovabili appaiono sempre più lontani. Lo rivela il nuovo Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 (Rer) realizzato dall'Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

Stiamo andando a rilento, troppo. I risultati in termini di impianti a energia rinnovabile installati nel Paese sono troppo bassi rispetto a quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi di di 125-150 GW al 2030.

Un punto sulle rinnovabili in Italia

Il verdetto del rapporto appena pubblicato parla chiaro: gli importanti progressi ottenuti negli ultimi anni non bastano. Se è vero che rispetto al 2023 l'Italia ha portato a casa una crescita del 125% rispetto al 2021, il ritmo con cui il Paese sta procedendo con gli investimenti nelle energie rinnovabili non è abbastanza.

I poco più di 3 GW aggiunti nel 2022, sono appena un terzo dei circa 10 GW (tra 8,6 e 10,7 GW) che dovremmo aggiungere annualmente per tenere il passo, al pari degli effettivi 10,7 GW della Germania, 5,9 della Spagna e 5 della Francia (la quale però nel mix aggiunge l'energia nucleare). Soprattutto a fronte della forte elettrificazione dei consumi, che dovrebbe portare al raddoppio del fabbisogno elettrico (+126%).

Ancora pochi gli investimenti

"Eppure – sottolinea il rapporto – le ragioni economiche, sociali e ambientali per puntare sulle rinnovabili ci sono: il raggiungimento dei target 2030 comporterebbe investimenti per le nuove installazioni tra i 43 e i 68 miliardi di euro suddivisi tra 34-42 miliardi per il fotovoltaico e 14-21 per l'eolico, e genererebbe tra i 310.000 e i 410.000 nuovi posti di lavoro".

L'ammontare degli investimenti dipende infatti da quali obiettivi si prendono in considerazione. Se si considerano gli obiettivi "minimi" del Pte, il Piano per la transizione energetica, si dovrebbe raggiungere i 63 GW di nuove installazioni.

Per guadagnare i più ambiziosi obiettivi prefissati da Elettricità Futura – la principale associazione del mondo elettrico italiano – , in linea con il RepowerEu definito dalla Commissione europea, dovremmo riuscire a produrre 82 GW.

"Il tempo che rimane da qui al 2030 è poco – sottolinea Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy – e senza un'accelerazione ci troveremo con una copertura del fabbisogno elettrico da rinnovabili di solo il 34%, contro il 65% richiesto dal Fit-for-55 – il pacchetto di misure formulato dall'Unione europea per ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 – i target ancora più alti di RepowerEu, che arrivano all'84% sulla generazione elettrica nazionale. Quello che manca sono soprattutto i grandi impianti, con un coefficiente di saturazione per le aste che negli ultimi 4 bandi non ha mai superato il 30%".