Animali destinati a morire o a soffrire la fame: le conseguenze della guerra in Ucraina sugli allevamenti

A lanciare l’allarme è l’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, che parla di “conseguenze devastanti per gli allevamenti” se non si troverà un canale alternativo per importare i mangimi dopo che il conflitto ha bloccato le esportazioni di mais dell’Est Europa. Continuando di questo passo, le scorte di cibo per il bestiame finirebbero in 20 giorni e molti animali potrebbero finire abbattuti.
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Martina Alfieri 9 Marzo 2022

Il conflitto esploso in Ucraina sta avendo gravi ripercussioni anche sul benessere degli animali. Non solo di quelli domestici, messi in fuga insieme alle loro famiglie o rimasti uccisi, ma anche degli animali che vivono negli allevamenti. A dare l’allarme è Assalzoo – l’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici: le materie prime per produrre i mangimi stanno scarseggiando e, con le scorte attuali, tra circa 20 giorni l’industria mangimistica italiana andrà in tilt. Migliaia di capi di bestiame rischiano di rimanere senza cibo e di diventare un peso per le aziende, che potrebbero essere costrette ad abbatterli.

L’Europa dell’Est è un grande esportatore di materie prime agricole come il mais, molto utilizzato nella produzione di mangimi industriali destinati al bestiame da allevamento. Al momento, con il fermo delle esportazioni, la catena produttiva dei mangimi è sul punto di arrestarsi:

Se non si attivano canali di approvvigionamento alternativo, sarà inevitabile il blocco della produzione mangimistica, con conseguenze devastanti per gli allevamenti, con la necessità di abbattimento degli animali presenti nelle stalle e il crollo delle produzioni alimentari di origine animale, come carni bovine, suine e avicole, latte, burro e formaggi, uova e pesce”, ha dichiarato con un comunicato stampa Michele Liverini, Presidente reggente di Assalzoo.

Oltre al grave danno economico che minaccia tutti gli operatori del settore agricolo e zootecnico, desta forte preoccupazione la sorte degli animali, che spesso vivono già in condizioni precarie e di sfruttamento all’interno di allevamenti intensivi.

Assalzoo ha chiesto al governo di intervenire favorendo l’arrivo di mais da altri Paesi come gli Stati Uniti e l’Argentina: se si sceglierà questa soluzione, ci vorranno dalle cinque alle otto settimane prima che i rifornimenti agricoli raggiungano il nostro Paese, che da solo riesce a coprire meno del 50% del proprio fabbisogno di mais. Per gli animali, potrebbe essere in ogni caso troppo tardi.

Intanto, però, per venire incontro ai Paesi che come l’Italia devono affrontare la carenza delle materie prime agricole, la Commissione europea sta valutando di utilizzare la riserva di crisi della Politica agricola comune in modo da contenere il più possibile l’impatto dell’interruzione delle importazioni dall’Ucraina.