Annarita Serra, l’artista che realizza opere con la plastica raccolta sulla spiaggia

Un mosaico moderno, composto non da tasselli colorati, ma da pezzetti di rifiuti lasciati dal mare. Così Annarita Serra ha unito le sue due grandi passioni: ripulire il mare e fare arte. Dal 2000 raccoglie sacchi e sacchi di plastica che durante i mesi invernali si depositano sulla spiaggia e compone opere per smuovere le coscienze delle persone sull’inquinamento prodotto dall’uomo.
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Giulia Dallagiovanna 25 Febbraio 2019

"Ho una casa nella parte sudovest della Sardegna, una zona molto selvaggia, dove le onde sono altissime. È stato un pugno allo stomaco rendermi conto che quelle spiagge bellissime erano inquinate". Annarita Serra è un'artista. Ma non di quelle che dipingono paesaggi incontaminati con acquerelli o colori a olio. Lei ha scelto la plastica.

Annarita Serra, Senza Titolo cm 40 x40 Plastica dal Mare 2007

Prova a immaginare la Venere del Botticelli, la dea che nasceva da una conchiglia. Come ne emergerebbe oggi? Probabilmente i suoi capelli sarebbero pieni di rifiuti, tutti quelli che continuano a essere smaltiti in modo poco civile, quando non illegale. Ecco, questa è l'idea che sta dietro la sua arte: far prendere coscienza alle persone del problema. "Anche se ormai è troppo tardi", commenta.

Abita a Milano, ma ha origini sarde. Ed è proprio sull'isola che ha iniziato per la prima volta a raccogliere i pezzetti di plastica che trovava. Era il 2000 e ancora le persone non erano a conoscenza del pericolo che questi ritagli avrebbero costituito per mare e oceani. "Nessuno ne parlava, ho iniziato a collezionarla anche se ancora non sapevo di cosa si trattasse. Ma in inverno trovavo questi piccoli pezzi che mi restavano nelle mani quando le passavo nella sabbia – inizia a raccontare Annarita – erano colorati e mi piacevano, perciò ho iniziato a metterli da parte per portarli a Milano".

L'arte è sempre stata la sua passione: si era diplomata al liceo artistico e si era anche iscritta ad architettura. Ma le strade della vita l'hanno portata in tutt'altra direzione. Ha iniziato a lavorare per una multinazionale americana ed è diventata manager, fino a quando il suo sogno non è tornato a farsi sentire. Ed è stato proprio grazie a quei piccoli pezzetti di plastica che trovava sulla spiaggia.

Durante i mesi estivi non si vedono i rifiuti, perché le mareggiate ripuliscono la spiaggia

"Una sera li ho buttati tutti per terra e ho visto che erano belli – ricorda – così ho iniziato a fare qualche tentativo. Partecipai con dei quadretti a una carré d'artist per una galleria francese che voleva qualcosa di diverso dal solito. Piacquero moltissimo. A quel punto mi venne in mente di unire le mie due grandi passioni: ripulire il mare e fare arte."

"Diventa un lavoro vero e proprio attorno al 2006 – prosegue – quando ho iniziato a esporre le mie creazioni ad alcune mostre. La prima si è tenuta in un mercatino dell'usato, assieme ad altri due artisti. Il tema era il riciclo e le mie opere hanno avuto successo: le persone le acquistavano. In quel momento, iniziai a crederci anch'io".

Grazie alle sue sculture e ai suoi quadri, la plastica diventava visibile a tutti: "Nemmeno le persone che frequentavano la mia spiaggia la vedevano, perché durante i mesi estivi le mareggiate si riprendono tutti i rifiuti che hanno gettato sulla sabbia in inverno".

Annarita Serra, Surplus cm100 x 37 x 26 Plastica 2007

Ma Annarita Serra ha sempre bene a mente come appare la costa nei mesi più freddi: una striscia di plastica che si estende lungo tutto il litorale. Dieci anni fa, ad esempio, la scena era dominata da bastoncini colorati, quello che restava dei cotton fioc usati e gettati nel gabinetto. L'acqua salata e le onde ne provocavano l'erosione, così venivano polverizzati in tante piccole schegge che si mescolavano alla sabbia. Possono durare anche fino a 400 anni. "La mangiano i pesci e la mangiamo anche noi", sottolinea l'artista.

Così, raccoglie sacchi e sacchi di plastica. Una volta a casa, lava tutti i pezzi e li lascia asciugare al sole. Poi li divide per colore, facendo piccoli gruppi anche per le sfumature più impercettibili. A questo punto sono pronti per essere usati, proprio come dei tubetti di tempere. "Non la ricoloro e non la taglio. Non cerco di adattare la plastica, sono io che mi adatto. Se la lascio così com'è, le persone riescono a riconoscerla subito".

Annarita Serra non usa pennelli e colori a tempera, ma plastica, viti e trapani

Avrai già capito che il suo non è un atelier classico, pieno di pennelli e barattoli di colore. "Uso trapano, avvitatore, viti, silicone, colle. Faccio tutto da sola, non mi faccio aiutare neanche per raccogliere la plastica. E costruisco io anche i supporti in legno per le tele. Più che lo studio di un pittore sembra quello di un falegname".

La paura, però, è che ormai sia troppo tardi. "Too late", come si intitola proprio una delle sue opere. Un piccolo scaffale in legno dove ha riposto diversi giocattoli che ha trovato nel mare. "Chissà quanto tempo ci vorrà, prima che si riesca davvero a ripulirlo –  sospira – Per veicolare il messaggio ho utilizzato anche la riproduzione di alcuni quadri famosi, come ‘La ragazza con l'orecchino di perla' di Vermeer e ‘La nascita di Venere" di Botticelli'. Le prime volte, quando le persone scorgevano la Venere, si avvicinavano e poi esclamavano ‘ah, ma è spazzatura' e io rispondevo ‘sì, il mare ne è pieno'. Rimanevano scioccati".

Annarita Serra, Too Late, 2009 cm 43X43X12 Plastica dal Mare 2009

Ora Annarita Serra non compone opere artistiche utilizzando solo la plastica, ma ha allargato il campo anche ad altri materiali di riciclo. A marzo, ad esempio, terrà una mostra per una cooperativa che si occupa di smaltimento di rifiuti elettronici, perciò userà schede madri, tastiere di computer, capsule del caffè in alluminio. Le piace lavorare anche con la ceramica recuperata. Decide a quale creazione dare vita soprattutto in base a quello che raccoglie.

"È un mosaico moderno, fatto di rifiuti. Rispecchia i nostri tempi".

Credits: in copertina "Sad Man", Plastica dal Mare 2017. Tutte le foto dal sito Annaritaserra.com