Arriva il primo ologramma 3D di un embrione: con l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale si monitorerà l’esito di una gravidanza

Combinando le tecnologie ecografiche, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale, un gruppo di scienziati dell’Erasmus Medical Center dell’Università di Rotterdam è riuscito a creare il primo ologramma tridimensionale di un embrione in formazione. Un traguardo storico che permetterà di monitorare l’andamento di una gravidanza e provare a prevedere il rischio di un aborto spontaneo.
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Kevin Ben Alì Zinati 29 Marzo 2023
* ultima modifica il 30/03/2023

Un’immagine virtuale ma vera, che quasi si può toccare. Pensa se potessi vedere così il tuo bambino mentre è ancora nell’utero: il sogno che prende forma lì, davanti ai tuoi occhi. Pensa se potessero vederlo i medici e i ginecologi lungo i mesi della tua gravidanza: un film in timelapse che racconta gli affascinanti misteri della vita che si sviluppa e permette di prevederne gli esiti.

Sembra il futuro ma è il presente. Un gruppo di scienziati dell’Erasmus Medical Center dell'Università di Rotterdam, infatti, è riuscito a combinare le tecnologie ecografiche, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale per creare il primo ologramma tridimensionale di un embrione in formazione.

Un traguardo storico, quello descritto sulla rivista Human Reproduction che fa sorridere (e commuovere) i futuri genitori ma che, allo stesso tempo, aiuta scienza e medicina a capire sempre di più che cosa accade durante il processo di crescita dell’embrione.

Per raggiungere l’obiettivo, i ricercatori olandesi hanno coinvolto 644 donne tra la settima e la decima settimana di gravidanza arruolate tra il 2010 e il 2018 e attraverso la combinazione di intelligenza artificiale e realtà virtuale hanno trasformato i dati in immagini tridimensionali riuscendo a osservare con un grado di precisione mai raggiunto prima ogni fase dello sviluppo del feto.

Grazie all’ologramma 3D hanno osservato, giorno dopo giorno, come si formavano le braccia e le gambe del feto, come prendeva forma il cervello e sono perfino riusciti a misurare il volume e la lunghezza dell’embrione.

Delle 644 donne arruolate, 33 hanno abortito spontaneamente e il confronto di queste gravidanze interrotte con quelle andate a buon fine hanno permesso di acquisire maggiori conoscenze anche sull’aborto spontaneo e sui potenziali campanelli d’allarme che possono anticipare il rischio.

“Abbiamo scoperto che più è lungo il tempo che l'embrione impiega per svilupparsi, più aumenta il rischio di un aborto” ha spiegato il dottor Melek Rousian, ginecologo dell'Erasmus MC, University Medical Center di Rotterdam.

I risultati, infatti, avevano dimostrato che nelle prime dieci settimane di gestazione, gli embrioni nelle gravidanze che si erano concluse con un aborto spontaneo avevano impiegato quattro giorni in più a svilupparsi rispetto alle gravidanze andate a buon fine, mostravano una lunghezza minore e anche un volume embrionale più piccolo.

Puoi capire, insomma, che la capacità di valutare la forma e lo sviluppo degli embrioni e la possibilità di osservarne quotidianamente l’andamento potrebbe davvero aiutare a prevedere il “destino” di una gravidanza e, nel caso di rischi, a intervenire.

Fonte | "Embryonic morphological development is delayed in pregnancies ending in a spontaneous miscarriage" pubblicata il 26 marzo 2023 sulla rivista Human Reproduction

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