
Pagare, anche tanto, solo per la (discutibile) gloria di portarsi a casa nient’altro che un animale morto. È questo il concetto di base della convention annuale del Dallas Safari Club, organizzata online dal 10 al 14 febbraio.
Durante queste giornate, è stata offerta la possibilità di acquistare il diritto a uccidere animali come orsi, elefanti, rinoceronti neri, ghepardi e canguri. Proprio come una vera e propria fiera, oltre 800 espositori hanno offerto l’acquisto di un pacchetto di caccia per uccidere 319 specie, alcune delle quali considerate a rischio, in 70 Stati. Le modalità sono le più disparate, fino ad arrivare anche alla conosciuta “caccia in scatola”, quella in cui l’animale non ha alcuna via di scampo, di specie esotiche e autoctone negli Stati Uniti, Sudafrica e Argentina. Tutto per un costo che può arrivare fino a 70.000 dollari per sparare a una pecora rara del Messico.
A sottolineare l’insensatezza e la gravità dell’evento è stata l’associazione The Humane Society of the United States, che ha diffuso un report di denuncia della situazione.
Nessuna wildlife da conservare, quindi, ma solo ed esclusivamente trofei da aggiudicarsi a suon di spari.
Appena si entra nel sito internet del Dallas Safari Club, all’indirizzo www.biggame.it ci si trova davanti le parole “conservation – education – advocacy”, ovvero conservazione, educazione e supporto.
Nella teoria questa realtà si propone come un ente di supporto alle pratiche di conservazione della fauna selvatica, tant’è che nel video di presentazione vengono espressi chiaramente concetti come “Dallas Safari Club: a Voice for conservation”, oppure la necessità di offrire alla fauna selvatica, troppo spesso sfruttata dall’uomo per fini commerciali o per altre pratiche scorrette, una vera e propria voce. Peccato che questa voce, “the Voice of conservation” come declama il sito, sia la voce dei cacciatori, considerati dal Safari Club la principale figura di contenimento e corretta gestione degli animali selvatici. Al punto da essere stati supportati dall’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura.
Una filosofia che stride fortemente con l’organizzazione di un’asta che punta a raccogliere denaro (stiamo parlando di milioni e milioni) offrendo ai partecipanti l’acquisto di caccia in scatola e l’uccisione di specie anche protette come canguri, rinoceronti e ghepardi. E soprattutto il modo in cui viene presentata, che niente ha a che vedere con il rispetto per gli animali che un’organizzazione per la conservazione dovrebbe avere.
Guardate infatti come hanno spiegato il funzionamento dell’asta avvenuta quest’anno, naturalmente online. Osservate bene le immagini.