Auto elettriche o una foresta? È battaglia a Berlino tra l’imprenditore della Tesla e gli ambientalisti

Elon Musk sta costruendo la nuova Gigafactory Tesla a pochi chilometri da Berlino. Per farlo, però, ha dovuto ottenere i permessi per eliminare 92 ettari della foresta di Grundheide. Gli ambientalisti si sono opposti bloccando i lavori, che poi però sono ripresi indisturbati.
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Sara Del Dot 3 Marzo 2020

Le auto elettriche, lo sai, rappresentano il futuro della mobilità sostenibile. Ma cosa accade se per costruire queste nuove macchine a impatto (quasi) zero è necessario sacrificare parte di una foresta? Potrà sembrarti un controsenso l’idea di togliere alberi (principali alleati contro le emissioni di CO2) per fare spazio a un impianto industriale che dovrebbe realizzare dispositivi per ridurre l’inquinamento atmosferico. Eppure è proprio ciò che sta accadendo a Berlino, dove è in corso una battaglia tra Elon Musk e alcune associazioni ambientaliste. Situazione in cui, tuttavia, è necessario trovare un compromesso in modo che a vincere siano tutti. Economia, cittadini e ambiente.

Ma ripartiamo dall’inizio: alcuni mesi fa, a novembre 2019, Elon Musk, il celeberrimo patron di Tesla e SpaceX, aveva dichiarato di aver scelto proprio un sito accanto alla capitale tedesca come sede per la sua nuova Gigafactory, il primo stabilimento Tesla in Europa e il quarto nel mondo. L’industria, che potrebbe essere operativa già da luglio 2021, punta a produrre circa 500 mila auto elettriche ogni anno creando al tempo stesso migliaia di posti di lavoro. Ma c’è un problema. Il sito scelto come area per la costruzione coinvolge anche 92 ettari della foresta di pini di Grundheide, uno spazio verde una parte della quale dovrà essere sacrificata per fare posto all’espansione di Musk. Questa prospettiva non è andata giù ad alcuni ambientalisti, dei quali in particolare la Lega Verde e l’Associazione per la tutela del paesaggio e la protezione delle specie del Brandeburgo si sono opposti fermamente all’opera, ottenendo addirittura per un periodo la sospensione dei lavori di costruzione dall’Alto tribunale amministrativo di Berlino-Brandeburgo. Questo stop, però, ha avuto vita breve. I lavori sono ricominciati e gran parte dei pini sono stati già eliminati. Gli ambientalisti, che hanno dichiarato di non avere nulla contro l’azienda in generale, anzi, hanno però espresso preoccupazione per il trattamento di favore che è stato accordato all’azienda, senza che questa fosse costretta a chiarire diversi aspetti del progetto. Le preoccupazioni maggiori derivano dalla distruzione dei pini e dall’eccessivo consumo di acqua che potrebbe compromettere suoli ed ecosistemi della zona.

Così, in vista di un sempre maggiore avvicinamento al Green New Deal, la mobilità elettrica si fa sempre più europea, avvicinando la popolazione all’idea di uno spostamento privo di emissioni. Dall’altra parte, però, sorge il controsenso. Per costruire questa possibilità, per spingere verso un futuro green, è davvero obbligatorio sacrificare gli unici elementi naturali che abbiamo a disposizione per combattere davvero le emissioni? Distruggere gli alberi, principali assorbitori della CO2, per creare auto che non la producono. Ma forse, nella situazione drammatica che è stato l’uomo a creare, è l’uomo stesso a dover porre rimedio continuando imperterrito a fare quello che ha sempre fatto. Realizzare soluzioni artificiali al posto di sfruttare ciò che la natura già mette a disposizione.