Barbie, Oppenheimer e l’Antropocene

Esce al cinema Oppenheimer e condivide con Barbie il titolo di film più atteso di questo 2023. Ciò che li unisce va oltre le sale: tra isotopi radioattivi e fossili di plastica, ci indicano l’origine dell’Antropocene.
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Mattia Iannantuoni 23 Agosto 2023

Barbie e Oppenheimer, i due film più attesi di questo 2023, sono accomunati da una cosa: entrambe le loro storie ci parlano dell’Antropocene. O meglio, della sua data di inizio.

Sicuro hai sentito parlare di Antropocene. Questo nome indica l’epoca geologica nella quale l’azione della specie umana è diventata la principale influenza sul modo in cui l’ecosistema globale funziona. Quella in cui ci troviamo oggi, insomma. Ma definire l’inizio di un’epoca geologica non è una passeggiata. Per farlo abbiamo bisogno di trovare dei marcatori, cioè dei segni inequivocabili del nostro impatto sulla Terra. Non solo: ci serve che siano ben distribuiti globalmente e che possano arrivare come prova per gli scienziati di un futuro lontano.

Ok ma che c’entrano Barbie e Oppenheimer? Il gruppo di scienziati al lavoro per stabilire l’origine dell’antropocene sta valutando come marcatore gli isotopi radioattivi prodotti dalle bombe nucleari testate da Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito fino a metà degli anni ‘60. Bombe che sono figlie dell’opera di Oppenheimer. Tuttavia un altro marcatore proposto sono le plastiche, che come sai sono ormai ovunque sul pianeta. Nel 1959 la prima di innumerevoli Barbie veniva prodotta in PVC, che insieme al polietilene e il polipropilene è tra i tipi di plastica più diffusi. Tipi che per la loro incredibile durata e onnipresenza è probabile che diventeranno dei veri “tecno-fossili” che gli scienziati del futuro potranno trovare e studiare.

Insomma, i due film ci portano, senza volerlo, a scoprire le tracce più profonde del nostro impatto sul pianeta.