Biodiversità, Europa bocciata: oltre l’80% degli habitat naturali è in cattivo stato di conservazione

L’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) lancia l’allarme: a rischio ci sono migliaia di specie animali. Tra i principali responsabili del declino della natura nell’Unione Europea ci sono l’agricoltura intensiva, l’urbanizzazione incontrollata e l’inquinamento di aria, acqua e suolo.
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Federico Turrisi 25 Ottobre 2020

L'Unione Europea non sta facendo abbastanza per la conservazione della natura. È impietoso il giudizio dato dall'Agenzia europea dell'ambiente (Eea) nel suo rapporto “State of nature in the EU – Results from reporting under the nature directives 2013-2018″, pubblicato lo scorso 19 ottobre. Per la maggioranza delle specie animali, come il falco sacro e il salmone del Danubio, e degli habitat protetti sul territorio europeo si prospetta un futuro incerto, a meno che non si attuino misure urgenti per invertire la rotta e migliorare la situazione.

I numeri parlano chiaro. Nel documento si sottolinea che la grande maggioranza degli habitat naturali (l'81% per la precisione) nell'Unione Europea è in cattive condizioni, con più di un terzo che continua a deteriorarsi. Il trend è in peggioramento, visto che nel periodo 2008-2012 la percentuale di habitat naturali considerati in cattivo o pessimo stato di conservazione era del 77%.

Circa la metà (47%) delle 463 specie di uccelli nell’Unione Europea si trova in buone condizioni, il che corrisponde al 5% in meno rispetto all’ultimo periodo di riferimento 2008-2012. Nonostante il numero e l’estensione dei siti protetti nell’ambito della rete Natura 2000 siano aumentati, solo un quarto delle specie è classificato in buono stato di conservazione a livello europeo. Le specie ittiche sono quelle messe peggio: il 38% è in cattivo stato di conservazione, mentre il 50% dei pesci e degli anfibi è in declino.

Tra i principali fattori individuati dall'Eea che stanno dietro al grave e costante calo della biodiversità in Europa troviamo l'agricoltura intensiva, l'espansione incontrollata delle città e l'inquinamento di aria, acqua e suolo. A questi si aggiungono anche lo sfruttamento poco sostenibile delle foreste (che però mostrano una tendenza al miglioramento, fa notare il rapporto) e la pesca industriale che sta svuotando i nostri mari. Senza dimenticare gli effetti del cambiamento climatico, che in parte contribuisce al problema della diffusione di specie aliene.