Bologna, città-laboratorio per ripensare gli spazi pubblici all’insegna dell’economia circolare

Sul rapporto tra città e sostenibilità si basa l’evento Kaboom, ideato dallo studio Mario Cucinella Architects e dalla SOS – School of Sustainability, che si terrà il 12 e il 13 settembre in Piazza dell’Unità, a Bologna. Sarà l’occasione per coinvolgere i cittadini e mostrare loro concretamente come sia possibile trasformare quelli che sono considerati scarti in nuovi prodotti e in oggetti di design.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 11 Settembre 2020

In che modo l'architettura e il design possono aiutare a superare la vecchia visione lineare produrre-consumare e indirizzare le città verso un modello di sviluppo più virtuoso dal punto di vista della sostenibilità? Domanda pertinente, dal momento che benessere urbano ed economia circolare sono due temi che si intrecciano più di quanto si possa pensare. È all'interno di questa cornice concettuale che si inserisce l'evento "Kaboom – Laboratorio urbano di transizione circolare", che si terrà tra il 12 e il 13 settembre in piazza dell'Unità a Bologna.

L'iniziativa è stata ideata dallo Mario Cucinella Architects e dalla SOS – School of Sustainability, che ha sede proprio nel capoluogo emiliano. Per due giorni piazza dell'Unità sarà occupata da un’arena creata a partire da oggetti di riuso e concepita come uno spazio di azione e di discussione collettiva sul tema del rapporto tra città ed economia circolare. Bologna, in particolare il quartiere della Bolognina, diventerà dunque una sorta di centro di sperimentazione, dove mettere a frutto le innovazioni nel campo del design di riciclo e delle soluzioni a basso impatto ambientale; e i potenziali protagonisti saranno i cittadini.

"Da loro volevamo partire, da come i bolognesi vivono gli spazi pubblici, per evitare che sia un evento autoreferenziale dove gli esperti del settore si parlano e basta", spiega Martina Ruini, architetto e designer dello studio Mario Cucinella Architects e docente alla SOS – School of Sustainability. "L'obiettivo è cogliere le energie latenti della città e provare a tradurle, in senso figurato, attraverso il pretesto di un evento pubblico che ha l'intento di innescare una miccia per ragionare di riqualificazione urbana, di cambiamento e di futuro sostenibile".

Visto che il coinvolgimento dei cittadini è uno dei cardini del progetto, è stata indetta una "Call for Plastic". Chiunque può portare all'evento dei rifiuti di plastica contrassegnati con il numero 2 (Hdpe) o il numero 5 (Pp). Stiamo parlando di quel numerino che si trova all'interno di un triangolo composto da tre frecce, presente solitamente sulle etichette e sulle confezioni. Nello specifico il numero 2 indica il polietilene ad alta densità (materiale utilizzato, per esempio, per realizzare vasetti di yogurt oppure flaconi per detersivi), mentre il numero 5 indica il polipropilene (con cui sono fatti, per esempio, i tubetti di ketchup e maionese).

Portando la plastica all'evento, si potrà vedere come quello che generalmente viene considerato uno scarto può trasformarsi in un oggetto che riacquista valore grazie al riciclo e, perché no, anche in un'opera di design. Sarà anche l'occasione per conoscere realtà attive nel settore dell'economia circolare e della stampa 3D come la startup bolognese BackBO e quella lucchese r3direct, che sono tra i partner dell'evento.

"Avremo in azione in diretta una stampante 3D fornita dalla Wasp di Massa Lombarda, una delle più importanti aziende italiane che fabbrica stampanti in 3D. Con i granuli e con i filamenti di plastica riciclata realizzeremo un oggetto di arredo urbano disegnato da noi. Questo per far vedere come la plastica che i cittadini buttano ritorna poi alla città di Bologna in un processo di economia circolare. Il prodotto finale è stato ideato specificamente per il capoluogo emiliano, tant'è che abbiamo scelto un nome che rimanda a una tradizione popolare bolognese", prosegue Martina Ruini, che ci tiene a sottolineare che si tratta di un lavoro di gruppo, che ha coinvolto anche gli studenti della SOS – School of Sustainability.

Ma se questo progetto è tagliato su misura per Bologna, ciò non vuol dire che non sia replicabile in altri contesti urbani. È solo un punto di partenza. In futuro non è esclusa l'idea di dare vita a un'installazione itinerante. La ricerca e la progettazione di spazi adatti ad avvicinare le persone a uno stile di vita più sostenibile non può e non deve avere confini rigidi.