Brindisi, un report denuncia l’inquinamento da granuli di plastica sul litorale. Intervista a Giuseppe Ungherese di Greenpeace

Le spiagge di Brindisi sono piene di microplastiche, pericolose per l’ambiente e per la salute di animali ed esseri umani. Lo denuncia Greenpeace in un nuovo report, chiamato ‘Inquinamento Silenzioso’, in cui è stato scandagliato il litorale brindisino. L’associazione ambientalista ha formulato un esposto in Procura, e chiede alle aziende del vicino impianto petrolchimico di rilevare i dati in loro possesso. Abbiamo intervistato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, per farci spiegare meglio il problema.
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Michele Mastandrea 8 Luglio 2022
Intervista a Giuseppe Ungherese Responsabile campagna inquinamento di Greenpeace

Se quest'estate andrai al mare nel brindisino, fai attenzione alle spiagge dove ti stenderai a prendere il sole. Potresti notare piccole particelle di plastica, "simili a lenticchie, o a uova di alcune specie, tanto che spesso alcuni animali le mangiano", come ci racconta Giuseppe Ungherese di Greenpeace.

Secondo ‘Inquinamento silenzioso‘, nuovo rapporto dell'associazione ambientalista (che ha anche presentato un esposto alla Procura locale), le spiagge di Brindisi sarebbero infatti piene di ‘pellet‘, il nome di queste microparticelle. Soprattutto nelle aree vicino allo stabilimento petrolchimico della località pugliese, scandagliate dai volontari dell'associazione.

Nelle dodici spiagge ispezionate nel corso del 2021, si legge nel rapporto, più ci si avvicina agli stabilimenti, più aumenta il numero dei pellet. Circa il 67% del totale delle microplastiche trovate era nelle spiagge più vicine al petrolchimico brindisino.

Greenpeace, sulla base di questi dati, ha chiesto alle aziende del settore di rilasciare le informazioni in loro possesso in merito agli sversamenti nell'ambiente di queste plastiche. Prodotte dalla raffinazione di petrolio, sono infatti molto pericolose per la natura e per la salute degli animali marini che le ingeriscono. Nel frattempo, la richiesta alla Procura di Brindisi è di verificare le possibilità di sequestrare le aree industriali, verificando in autonomia come intervenire.

In questa breve intervista con Ungherese abbiamo discusso di un problema finora sottovalutato, ma su cui serve intervenire al più presto.

Ungherese, quali conseguenze hanno questi granuli di plastica sulla salute? Perché bisogna preoccuparsi?

Bisogna preoccuparsi perché come tutte le altre plastiche, anche questi granuli minuscoli una volta immessi nell'ambiente ci mettono secoli a degradarsi completamente. Si frammentano ulteriormente, e possono essere facilmente ingeriti da altri organismi e poi risalire la catena alimentare. Questi granuli sono una delle fonti più importanti di immissione di microplastiche nell'ambiente, tutta la produzione di oggetti di plastica parte da loro. Sono la base poi trasformata in oggetti di uso comune, in dispositivi per la sanità o per l'agricoltura, per le macchine e così via. Si tratta di una fonte di inquinamento meno nota alla collettività, ma comunque molto importante.

Essendo così piccole è anche più difficile recuperarle in caso di sversamenti non voluti.

L'impatto di queste microparticelle lo si è scoperto dopo un disastro avvenuto l'anno scorso in Sri Lanka. Una nave che ne trasportava in grande quantità perse il suo carico in seguito a un incidente, disperdendolo in mare. I granuli invasero decine di chilometri di costa, creando un danno ambientale gravissimo, perché si tratta di particelle molto difficili da rimuovere. La gente si lamentava di trovare questi granuli addirittura nelle orecchie durante il bagno in mare. Come specificato anche nel nostro report, questi granuli possono inoltre assorbire dall'ambiente circostante sostanze chimiche, che vengono poi rilasciate nei corpi degli organismi che le ingeriscono. Sono dunque vettori di altri problemi, e potrebbero trasportare insieme ai pesci agenti inquinanti che dalle nostre parti sono vietati da anni.

Cosa volete ottenere dall'esposto nei confronti delle aziende operanti sul territorio, come Versalis e Basell?

Chiediamo che vengano accertate le loro eventuali responsabilità. Nel brindisino esiste storicamente la presenza di impianti petrolchimici specializzati nella produzione di plastica. Il 99% di quella prodotta oggi, va sottolineato, deriva da petrolio e gas, all'origine dell'emergenza climatica in atto. Noi chiediamo alle aziende, che d'altra parte aderiscono a programmi volti ad azzerare la contaminazione dell'ambiente, di farci avere i dati in loro possesso. Brindisi del resto presenta le stesse caratteristiche di tante aree portuali e costiere dove è segnalata una massiccia presenza di microplastiche. Avviene al porto di Rotterdam, a quello di Anversa, ma anche in alcune località del Golfo del Messico. In alcuni casi le aziende sono state colpite da azioni legali e costrette a pagare risarcimenti per l'inquinamento causato, oltre che per la pulizia delle zone interessate.

Ma è sicuro che siano loro le responsabili?

Le aziende sono specializzate in queste produzioni, quindi è necessario che intervengano sugli sversamenti. Quei granuli, a differenza di una bottiglia o di un flacone, sono riconducibili solo alla filiera produttiva e logistica degli impianti petrolchimici. Vengono acquistate da aziende che poi li trasformano nuovamente, ma la filiera è quella, non ci sono possibilità alternative. In commercio in forma di granuli non si trovano. Certo, ci possono essere dispersioni nel trasporto, basta un fiorellino nel sacco per perderne migliaia…ma bisogna capire come evitare tutto questo.

Anche da altri parti del nostro Paese ci sono potenzialmente situazioni di questo tipo?

Su problemi analoghi in altre aree del Paese non abbiamo ancora alcun tipo di informazione. In Italia ci sono impianti con caratteristiche simili, anche se ormai si contano sulle dita di una mano. Non sappiamo se altre aree hanno gli stessi problemi, ma sicuramente i brindisini conoscono bene questa situazione, e da almeno cinquant'anni. Finora era però mancata un'analisi con diversi campionamenti in diverse aree, per provare a identificare le fonti dell'inquinamento. Le persone con cui abbiamo parlato, ad ogni modo, ci han detto che sin dagli anni Sessanta i bambini avevano iniziato a giocare con i granuli al posto delle conchiglie. Ma tempo fa quest'attenzione all'inquinamento non c'era, la percezione pubblica era molto differente. Ora finalmente si sta capendo l'importanza del problema.