Caccia alle balene: il Giappone vuole riprendere il massacro dei cetacei a scopi commerciali

Nonostante i voti contrari degli stati membri dell’International Whaling Commission, il Giappone vuole riprendere la caccia alle balene per scopi commerciali già a partire da luglio 2019, sostenendo che questi cetacei siano ormai fuori dal pericolo di estinzione della specie.
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Gaia Cortese 27 Dicembre 2018

Trent’anni di stop alla caccia alle balene hanno tolto dal rischio di estinzione questi esemplari. Per questo motivo, non ci sarebbero ragioni per non riprendere la caccia alle balene già a partire da luglio 2019. È quanto ha affermato il governo giapponese nel momento in cui ha annunciato l’uscita dall’International Whaling Commission (Iwc). La decisione è stata comunicata dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga, secondo il quale la caccia potrà riprendere liberamente intorno alle acque dell’arcipelago e nella zona economica esclusiva.

Una presa di posizione che ha già sollevato diverse polemiche tra gli stati membri dell'Iwc, ma che non stupisce più di tanto. La Commissione internazionale che regolamenta la caccia ai cetacei è stata istituita nel 1948 con l’obiettivo di regolare lo sviluppo sostenibile della specie e l’industria dei cetacei. Il Giappone ha aderito tre anni dopo, nel 1951. In verità la caccia alle balene da parte del Giappone non è mai stata interrotta del tutto. Se negli anni Ottanta, il Paese era stato costretto a interrompere la caccia a fini commerciali, in realtà ha continuato a uccidere le balene in nome della ricerca scientifica. Un pretesto che altro non è che una scappatoia da quanto regolamentato nella moratoria dell'Iwc: approfittando di una falla nel documento, il Paese del Sol Levante è riuscito a perseguire la sua caccia a fini commerciali.

A settembre scorso il Giappone aveva già chiesto di revocare il divieto di caccia alle balene nel corso del vertice annuale dell'Iwc in Brasile, ma la proposta era stata respinta. Il Giappone aveva minacciato di riconsiderare la sua adesione all'ente dopo il voto contrario, espresso dalla maggioranza dei Paesi membri, all’autorizzazione della caccia sostenibile dei cetacei e oggi, sostiene che con una moratoria in vigore da oltre trent'anni, le specie di balene in via di estinzione hanno sicuramente avuto il tempo necessario per rigenerarsi.

"La dichiarazione di oggi non è al passo con la comunità internazionale, per non parlare della protezione necessaria per la salvaguardia e il futuro dei nostri oceani e di queste maestose creature – ha affermato Sam Annesley, direttore esecutivo di Greenpeace Japan -. Il governo del Giappone deve agire con urgenza per conservare gli ecosistemi marini, piuttosto che riprendere la caccia commerciale".

Al giorno d'oggi le balene ed altre specie di cetacei sono ancora in pericolo. Non solo a causa della caccia "per la ricerca scientifica" del Giappone, ma anche per l’inquinamento di micro e macro plastiche, per la collisione con le navi e per il bycatch, la cattura accidentale che causa la morte di almeno 300.000 balene ogni anno.

Secondo il WWF "è assurdo che si voglia tenere in piedi un’attività fuori dal tempo, lontana dalla scienza e lontanissima dalla sensibilità comune”. Oggi la caccia alle balene non ha più senso, non essendo più giustificata da esigenze alimentari, né tantomeno da una ricerca scientifica che non ha motivo di essere condotta.