Cannibalismo, maiali che mangiano topi, animali agonizzanti: l’inchiesta su alcuni allevamenti destinati al prosciutto

Un’eccellenza italiana, uno dei più importanti simboli del Made in Italy. Il Prosciutto di Parma è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, ma un’inchiesta di Report, realizzata grazie alle immagini di Last Chance for Animals, ha svelato cosa accade in alcuni allevamenti dove vengono cresciuti i suini.
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Giulia Dallagiovanna 30 Maggio 2023

Lo cerchi al supermercato, lo utilizzi per un antipasto o per un pranzo veloce: il prosciutto di Parma è uno dei simboli più celebri del Made in Italy. Per la CNN si è guadagnato di diritto il 31esimo posto nella lista dei 50 cibi più gustosi al mondo. Ma il prosciutto di Parma, a volte, viene prodotto con maiali provenienti da veri e propri allevamenti lager. Lo mostra un'inchiesta di Report realizzata grazie alle immagini di Last Chance for Animals, un'ong internazionale per la difesa dei diritti degli animali. Condizioni che mettono in pericolo i suini e anche la salute di chi poi consumerà quella carne.

Animali morenti abbandonati nei corridoi, ambienti sporchi infestati dai topi, scene di cannibalismo, carcasse depositate in celle frigo che restano aperte. E un'idea di eccellenza e di sostenibilità che viene incrinata da questi video.

Gli allevamenti di cui si è occupata la giornalista che ha firmato l'inchiesta, Giulia Innocenzi, si trovano in provincia di Modena, Brescia e Cremona e sono tutti certificati. L'ente certificatore è il CSQA, che nel febbraio 2022 era stato sospeso dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il quale ne aveva messo in dubbio la reale imparzialità e neutralità. Il problema principale è che il Consorzio del Prosciutto di Parma, così come gli altri prodotti che si avvalgono dello stesso ente, sono a tutti gli effetti dei clienti. In altre parole, pagano il CSQA.

Quando, nel gennaio 2020, il CSQA riceve l'incarico, il Consorzio è reduce da un grave scandalo: si era scoperto che nel celebre prosciutto italiano finivano anche maiali danesi. Questi animali garantivano una crescita più rapida e un peso maggiore. Insomma, guadagni più alti. E così il CSQA mette in campo un nuovo piano di controlli, molto rigoroso, riscontrando tante non conformità ed elargendo diverse multe. Ma, come si evince dall'inchiesta, gli allevatori non ci stanno, si lamentano e il CSQA deve chiedere ai propri ispettori di chiudere uno o tutti e due gli occhi di fronte alle irregolarità. Il rischio è quello di perdere il cliente.

A fine 2020, alcuni dipendendi del CSQA decidono di scrivere al Ministero dell'Agricoltura, che avvia delle indagini e trova conferma delle anomalie denunciate. Uno di questi, intervistato da Report, parla di veri e propri verbali stracciati. Si scopre anche che nel circuito DOP erano entrate oltre 2milioni e mezzo di cosce che non avevano però i requisiti per diventare prosciutto di Parma.

Le indagini portano, tra le altre cose, alla sospensione del CSQA come ente certificatore nel febbraio 2022. Ma l'attuale ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, decide invece di riconfermarne l'incarico proprio lo scorso dicembre. Lo stesso Lollobrigida che sta conducendo una campagna contro carne coltivata e le farine d'insetto, in quanto minaccia per la salute e per il Made in Italy.

Parole che risuonano mentre si guardano le immagini di maiali ricoperti di liquami e feci, con le code e le orecchie mezze mangiate dai loro compagni di stalla. E ancora, il veleno per topi sparso lungo i corridoi e sulle gabbie delle scrofe incinte, che invece avrebbe dovuto essere stato distribuito in contenitori a prova di manomissione, come da regolamento. E quindi suini che entrano in contatto con il rodenticida e con i topi stessi, magari già avvelenati.

In un allevamento nel bresciano, ad esempio, le carcasse degli animali morti nelle stalle vengono riposte in una cella frigo che resta aperta per giorni, in contrasto a qualsiasi norma di biosicurezza. Si favorisce, così, la circolazione di virus e di batteri e dunque la diffusione di epidemie.

Quello che le immagini di Last Chance for Animals mostrano è ben più pericoloso per la tua salute rispetto agli alimenti che il governo ha deciso di demonizzare. Allo stesso tempo, però, è più redditizio per le aziende.