C’è sempre meno acqua: negli ultimi 30 anni ne abbiamo perso il 19%. E il 36% di quella negli acquedotti viene sprecata

Negli ultimi trent’anni, la disponibilità d’acqua è diminuita di circa il 19% rispetto ai valori di riferimento storici. A dirlo è l’Ispra in uno studio, che mostra come i cambiamenti climatici rischino di peggiorare ulteriormente una situazione già critica, e a fronte di una domanda futura in forte crescita. Preoccupa anche la rete idrica: nel 2020 è stato perso il 36% dell’acqua destinata ai 109 comuni più grandi del Paese.
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Michele Mastandrea 12 Luglio 2022

La disponibilità di acqua in Italia è diminuita del 19% negli ultimi trent'anni. A dirlo è uno studio di Ispra relativo al periodo 1991-2020, che assume ancora più importanza in questi mesi caratterizzati da una fortissima siccità in tutto il Paese. La diminuzione si intende rispetto al periodo 1921-1950, valore di riferimento storico scelto dalla ricerca.

Ad aggravare la situazione, la scoperta che questa diminuzione è ormai un fenomeno progressivo nel tempo. Come del resto emerge dai dati attualmente disponibili, valutati alla luce del modello idrologico ‘Bigbang' sviluppato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Nello studio sono infatti prese in considerazione diverse fasce temporali (1951-1980, 1961-1990, 1971-2000, 1981-2010, 1991-2020) e il risultato mostra che andando avanti nel tempo la risorsa idrica a disposizione è stata sempre minore.

Ma il dato che più merita attenzione è forse quello relativo alla quantità di acqua che viene sprecata ogni giorno. Secondo lo studio, nel 2020 il 36% dell'acqua che circola negli acquedotti dei principali 109 comuni italiani è stato disperso. I numeri reali spiegano ancora meglio il problema: a fronte di un prelievo medio di 370 litri per abitante al giorno, quelli effettivamente utilizzati sono solo 236.

Guardando alle tendenze in corso e soprattutto agli impatti di breve, medio e lungo termine che legano i cambiamenti climatici al ciclo idrologico, c'è inoltre ben poco da essere allegri. Ispra prevede una riduzione dell'acqua a disposizione del 10% nel breve termine, ma solo in caso di un'azione determinata di riduzione delle emissioni di gas serra.

In caso la crescita delle emissioni rimanesse costante, la disponibilità sul lungo periodo potrebbe però crollare di circa il 40%, con punte del 90% per il sud Italia. Un problema serio, anche perché i consumi di acqua potrebbero crescere, secondo le rilevazione Ispra, anche del 16% da qui al 2030. Insomma, ci sarà sempre meno acqua di fronte a una domanda che al contrario sarà sempre maggiore.

Come agire per risolvere una situazione sempre meno tollerabile? In primis, mettendo in sicurezza la rete idrica, attraverso una manutenzione sulle reti che permetta di risparmiare più acqua. Inoltre, spiega Ispra, sarebbe necessario un monitoraggio sistematico e omogeneo delle portate, dei prelievi e delle restituzioni, su scala nazionale.

Questo permetterebbe agli enti coinvolti nella gestione della risorsa idrica, tra cui l’Ispra stessa, di poter utilizzare in maniera più efficiente l'acqua a disposizione, indirizzandola in maniera differente a seconda delle priorità e dei momenti. Una necessità non più rimandabile, soprattutto se il cambiamento climatico renderà strutturale questa situazione di scarsità.