
Fiamme che si alzano al di sopra dei tetti delle case del villaggio di Yambakhtino, nella regione russa della Chuvashia. Il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, che dalla Siberia porta il combustibile fino in Europa attraverso l'Ucraina, è esploso attorno alle 14 di oggi, martedì 20 novembre. Al momento si conosce poco dell'incidente, che purtroppo ha già provocato tre morti, ma Gazprom aveva dichiarato di voler pompare circa 43 milioni di metri cubi di gas nelle successive 24 ore. Oltre a vittime e feriti, ci si chiede quale sia l'impatto ambientale dell'ennesima fuga di gas.
Non è la prima volta che il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod accusa problemi di questo tipo. Già nel 2014 si era verificata un'esplosione. Allora al centro delle cronache era finita la regione di Poltava, nell'Ucraina centrale, e il ministro dell'Interno di Kiev, Arsen Avakov, aveva ipotizzato che potesse trattarsi addirittura di un atto terroristico.
In questo caso invece a scatenare il tutto sarebbe stata una fuga di gas. L'esplosione, avvenuta a 680 chilometri da Mosca, si è verificata durante i lavori di riparazione e avrebbe ucciso proprio tre tra i dipendenti che se ne stavano occupando. È stato interessato, in particolare, il condotto principale del gasdotto sotterraneo, con un diametro di 1.420 millimetri. Il Ministero delle situazioni di emergenza ha fatto sapere che le fiamme sarebbero già state spente.
L'Urengoy-Pomary-Uzhgorod era stato costruito nel 1984 e collega i giacimenti di gas di Urengoj, in Alta Siberia, all'Europa. Lungo 4.500 chilometri, si tratta di un canale molto importante per l'Ucraina perché per diversi anni ha costituito una garanzia di approvvigionamento costante, senza temere blocchi alle forniture che, per la verità, occasionalmente si erano verificati anche in passato. È per mantenere questa posizione di vantaggio che Kiev si è sempre opposta all'approvazione del Nord Stream 2. Ed è per la stessa ragione che, al contrario, il Cremlino spingeva per un via libera da parte della Germania, arrivando addirittura a tagliare le forniture all'Europa durante lo scorso inverno. Via libera che, alla fine, non è mai arrivato.
Ma al netto di questioni geopolitiche, incidenti e di prezzo del gas che hanno subito conosciuto un'impennata del 6,6% (per poi ridimensionarsi verso un +1,3%), quale potrebbe essere l'impatto sull'ambiente di questa esplosione? Al momento non abbiamo informazioni certe al riguardo. Tutto quello che sappiamo è che il gas naturale, pur essendo la fonte fossile meno inquinante, può liberare diverse quantità di anidride carbonica e di altri gas serra durante la fase di combustione. L'esplosione potrebbe inoltre aver provocato un aumento delle emissioni di metano, il gas prevalente tra tutti quelli che compongono il gas naturale e 28 volte più capace di intrappolare calore rispetto all'anidride carbonica nell'arco di 100 anni.