Celebriamo il km0, ci lamentiamo del calo di produzione e poi esportiamo le pere in Cina. Quanto inquina?

L’Italia e la Cina negli ultimi mesi hanno continuato a stringere diversi accordi commerciali. Tra quest’ultimi c’è l’esportazione delle pere nostrane in Cina. Ma quanto inquina una filiera del genere e, soprattutto, con un calo di produzione superiore di 3/4 rispetto al 2022, ne abbiamo davvero bisogno?
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Francesco Castagna 5 Ottobre 2023

Altro che pesca, il Governo italiano sembra essere più interessato alla promozione di un altro frutto prodotto in Italia: la pera. Di recente infatti, dopo aver annunciato di voler uscire dagli accordi della Via della Seta, il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani e il Ministro della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida hanno raggiunto un nuovo accordo con il governo cinese.

Via libera alle pere italiane in Cina dunque, con le spedizioni dei primi container attese a breve "dopo i risultati positivi delle ultime ispezioni condotte dalle autorità di Pechino dopo il Comitato Governativo Italia Cina". A renderlo noto sono sia Coldiretti che Filiera Italia, realtà associativa che vede per la prima volta il mondo agricolo e l’industria agroalimentare italiana d’eccellenza insieme per difendere tutta la filiera agroalimentare nazionale.

L'annuncio è stato dato dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini, in occasione di Fruit Attraction, l’appuntamento internazionale di settore che si svolge a Madrid. L'intento del Governo e dell'associazione di settore è quello di valorizzare la produzione Made in Italy.

In Italia la Regione bandiera della produzione di questo frutto è l'Emilia-Romagna. Il 2023 però è stato un anno veramente sfortunato per quest'area, colpita duramente da due alluvioni ravvicinate che hanno distrutto l'attività agricola locale. "Il risultato è un crollo produttivo che è stato intorno al 70%, con picchi negativi di perdita pressoché totale dove grandine e trombe d’aria hanno scosso il frutteto senza lasciare scampo ai frutti", ha dichiarato in un comunicato Pier Paolo Morselli, allevatore di Coldiretti Mantova e presidente di Corma, la cooperativa ortofrutticola più importante del Basso mantovano.

Pier Paolo Morselli
Pier Paolo Morselli da Coldiretti

A dirlo è sempre la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana, che allo stesso tempo vorrebbe esportare le pere altrove. Non a pochi chilometri di distanza, ma a più di 7.562 km dal nostro Paese. E gli accordi continueranno a crescere, secondo quanto dichiarato da una recente intervista all'ambasciatore cinese in Italia, Jia Guide.

Ma quanto consuma la filiera import-export dei beni alimentari? Neanche a farlo apposta, Ohga ha trovato una lista di alimenti stilata proprio da Coldiretti stessa: dalle ciliegie cilene, mirtilli argentini e asparagi peruviani. Questo è quanto emerge dal Dossier “Lavorare e vivere green in Italia” con la top ten dei cibi che inquinano di più. Per esempio, scrivono, "un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica", e aggiunge, "consumando prodotti locali, di stagione e a chilometri zero e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a mille chili di anidride carbonica l’anno". E c'è di più, perché tra l'altro, Coldiretti spiega che della maggior parte di questi alimenti ne è ricca anche l'Italia.

E allora per quanto riguarda le pere, di cui tra l'altro la Cina è il maggior produttore al mondo, che dire? Nessun allarme inquinamento se c'è il bollino tricolore, ma soltanto nuovi investimenti in vista: a breve la Cina (che affronta un dossier alla volta) potrebbe dare l'ok anche all'importazione delle mele italiane. Non proprio una scelta sostenibile, di sicuro l'affare è fruttifero.