
Ogni anno le tartarughe marine della specie Olive Ridley – chiamate così per il colore olivaceo del loro carapace – si recano sulle spiagge di Oaxaca, nella costa occidentale del Messico, per deporre le uova. Questa volta, purtroppo, oltre 300 esemplari femmina sono stati ritrovati sulla spiaggia di Morro Ayuta, morti per annegamento. Le carcasse si sono riversate sulla sabbia nel corso di tre giorni e, secondo i biologi del Centro Mexicano de la Tortuga di Oaxaca, le cause della morte degli animali sarebbero ancora una volta da attribuire alle attività umane, più specificamente alle reti da pesca nelle quali le tartarughe sarebbero rimaste impigliate fino ad annegare.
"È molto probabile che sia stato dovuto alla presenza dei pescatori o delle note “reti fantasma” – ha spiegato in un’intervista all’Ecos del Pacífico il biologo marino Ernesto Albavera Padilla –, come sappiamo, sono attrezzi da pesca abbandonati alla deriva e che in molte occasioni hanno l'effetto di intrappolare un gruppo significativo di organismi, in questo caso tartarughe."
Nonostante le indagini della CONANP – Commissione Nazionale delle Aree Naturali Protette – siano solo all’inizio, sembra chiaro che la strage delle tartarughe Olive Ridley sia strettamente collegata a pratiche di pesca irregolari.
Inoltre, sempre a Oaxaca, già nel 2018 era accaduto un grave episodio: un gruppo di pescatori aveva trovato impigliate nelle reti altre 300 tartarughe. Per tutelare questi animali, nel 1990 il Messico ha stabilito il divieto di cattura di tartarughe marine, e sono previste pene molto severe per chi le uccide. In particolare, la specie Olive Ridley (Lepidochelys olivacea), chiamata anche tartaruga bastarda olivastra, è classificata dalla Lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura tra le specie vulnerabili. La marina messicana, insieme alla CONANP e agli esperti del Centro Mexicano de la Tortuga, continuerà le indagini e monitorerà la spiaggia, nella speranza che la strage delle tartarughe sia terminata.