Certificazioni cruelty free: come puoi essere sicuro di acquistare un prodotto “senza crudeltà”

Tanti prodotti vengono definiti cruelty free, ma quanti lo sono davvero? Conoscendo loghi, certificazioni e marchi potrai individuare subito i prodotti “senza crudeltà”.
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Sara Del Dot 18 Dicembre 2019

Cruelty free è una definizione che piace a tutti. Tutti noi vorremmo che ciò che acquistiamo (dai cosmetici agli abiti, fino ai detersivi e al cibo) venisse prodotto in modo completamente etico e messo a nostra disposizione in modo immediato, reperibile anche sugli scaffali dei supermercati e non soltanto in pochi piccoli negozi. Purtroppo però i prodotti completamente cruelty free sono presenti ancora in quantità limitata nelle nostre città. Riconoscerli, però, è facile. Nel corso degli anni, infatti, sono nate diverse certificazioni, accompagnate da relativi simboli, che ti consentono di fare acquisti in maniera più consapevole, individuando rapidamente sulla confezione il marchio che contraddistingue una filiera produttiva a “zero crudeltà”.

Cosmetica

Parlando di cruelty free e rispetto per gli animali, quello della cosmetica è un mondo a parte. Infatti è soggetto a leggi proprie, tra cui quella che ha vietato, a partire dal 2013, in tutta Europa la sperimentazione animale per questo genere di produzioni e importazioni. Per evitare però di incappare in prodotti che possano contenere ingredienti testati in precedenza oppure testati per altri settori, i simboli che certificano la condizione cruelty free sono:

  • Leaping bunny, che rappresenta la certificazione cruelty free ICEA ed è garantito dalla Lega Anti Vivisezione. Il marchio è rappresentato da un coniglietto che saltella tra due stelle ed è il principale simbolo dei prodotti cruelty free.
  • Certificazione PETA Cruelty free and vegan, che coinvolge non soltanto cosmetici ma anche alimenti che non contengono derivati animali.

Come suggerisce quest’ultimo punto, cruelty free e vegano, seppure accostabili, non sono affatto sinonimi. Per quanto infatti esenti da sperimentazioni sugli animali, molti cosmetici possono contenere pigmenti derivanti da insetti o derivati come miele e latte. Di conseguenza potremmo affermare che se vegan implica cruelty free, cruelty free non implica per forza vegan.

Alimenti

Come ho appena detto, un prodotto vegan è per forza cruelty free, almeno per quanto riguarda la sua produzione, dal momento che nessun tipo di animale viene coinvolto nella filiera del prodotto. Per quanto riguarda il cibo, questo concetto si traduce in un vero proprio stile alimentare, quello vegano appunto, in cui la rinuncia ai prodotti di origine animale è radicale e coinvolge la scelta stessa di ogni confezione.

I loghi da cercare per individuare prodotti gastronomici vegani sono:

  • VeganOK, che coinvolge anche la cosmesi
  • Vegan Society, rilasciata dal Certification Europe Italia
  • Certificato Vegano rilasciato da CCPB
  • V Label

Abbigliamento

Anche le cose che indossiamo spesso hanno bisogno di un marchio per essere certificate come cruelty free. I principali simboli per rassicurare il consumatore sul fatto che ciò che indosserà è stato prodotto senza pesare sulla pelle (letteralmente) di un altra creatura sono due:

  • Fur free: è la certificazione Lav, rappresentata da una volpe, contro l’utilizzo delle pellicce, a cui stanno aderendo sempre più brand internazionali e mondiali che hanno deciso di optare per materiali più sostenibili.
  • Animal free fashion: questo marchio, che ha l’immagine di un cane con le ali, conferma che per la realizzazione di un capo d’abbigliamento non sono stati utilizzati prodotti e tessuti di origine animale come pelle, lana, seta, sostituiti invece da eco-materiali.