Che cosa sono i “rifiuti invisibili”, tema della SERR 2020

Da 21 al 29 novembre si svolge la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR). Quest’anno l’attenzione è focalizzata sulla grande quantità di rifiuti generati durante il processo di fabbricazione e distribuzione dei prodotti: un’occasione per riflettere sul reale peso delle nostre abitudini di consumo.
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Federico Turrisi 24 Novembre 2020

Ogni nostra scelta ha un peso per l'ambiente. Niente di nuovo, dirai. Però quante volte, quando fai un acquisto online o vai al supermercato ed esamini un prodotto, prendi in considerazione anche l'impronta ecologica che lasci? Pensa solo a quella follia chiamata overpackaging: scatole di cartone che contengono involucri di plastica che a loro volta contengono magari una monodose avvolta in un imballaggio di plastica.

E ancora, sapevi che per fabbricare e far arrivare in negozio o a casa tua uno smartphone che pesa meno di 200 grammi vengono prodotti 86 chilogrammi di rifiuti? Si tratta solo un esempio. Ma è proprio su questo aspetto che intende far riflettere la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) 2020, che si tiene dal 21 al 29 novembre. Il tema scelto quest'anno è infatti incentrato sull'invisible waste, ossia sui cosiddetti rifiuti invisibili. Vediamo insieme che cosa s'intende esattamente.

Che cosa sono i rifiuti invisibili?

Sono considerati "invisibili" tutti quei rifiuti generati durante la produzione dei beni, che il consumatore solitamente non vede al momento dell'acquisto. Quando pensiamo alla spazzatura ci vengono in mente i rifiuti urbani, cioè quello che ogni giorno buttiamo nei vari bidoni della differenziata. Ma a livello quantitativo i rifiuti urbani sono di gran lunga inferiori ai rifiuti industriali: i primi ammontano a circa 30 milioni di tonnellate all'anno, mentre i rifiuti speciali prodotti in Italia ogni anno sfiorano i 140 milioni di tonnellate.

Gran parte dei rifiuti generati durante il processo di fabbricazione dei prodotti non può essere riciclata e finisce in discariche o inceneritori. Non dimentichiamoci poi l'impatto in termini di emissioni di gas climalteranti. Come sai, ogni bene che acquisti ha una sua impronta di carbonio. Anche solo navigare su Internet (dietro al quale ci sono una infinità di infrastrutture, cavi, data center eccetera) contribuisce alle emissioni di CO2, che vanno considerate a tutti gli effetti come dei rifiuti.

Fare correttamente la raccolta differenziata è un punto imprescindibile, ma non basta. Bisogna affrontare il problema alla radice. Per questo quando parliamo di consumo sostenibile (o consumo responsabile), ci riferiamo soprattutto a quei prodotti che hanno una vita più lunga e sono più facili da riparare e riciclare e, perché no, anche al mondo dell'usato e della sharing economy. Risparmiando sulla produzione di nuovi rifiuti, sarà possibile in fin dei conti avere un impatto minore sull'ambiente.

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