Che cosa stiamo aspettando ad approvare il Ddl SalvaMare?

Proposto dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il disegno di legge era stato approvato dalla Camera nell’ottobre 2019, ma poi l’iter legislativo si è impantanato. Al momento, i rifiuti accidentalmente pescati in mare e poi portati a terra da pescherecci sono ancora considerati “speciali”.
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Federico Turrisi 8 Luglio 2021

L'inquinamento marino è uno dei problemi più urgenti che dovremo fronteggiare nei prossimi anni, se non decenni. Il fenomeno ha assunto proporzioni così grandi che i pescatori si sono trasformati, loro malgrado, in una sorta di "spazzini del mare" (anche se, a onor del vero, bisogna dire che tra i rifiuti di plastica dispersi in mare più diffusi ci sono proprio quelli legati alla pesca). Sai qual è il paradosso? Che per loro è più conveniente riscaricare in mare tutta la spazzatura che finisce accidentalmente nelle loro reti, perché i rifiuti, una volta portati a terra, devono essere trattati come speciali, e non come urbani. Una classificazione che introduce un regime troppo complicato a carico delle imprese di settore, e che costringe i pescatori a dover sopportare inutili oneri amministrativi e gestionali.

Un cavillo burocratico che potrebbe essere superato con il disegno di legge 1571 "Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque internee per la promozione dell’economia circolare", per tutti la legge SalvaMare. Nell'ottobre del 2019 il ddl – che, ricordiamolo, è di iniziativa governativa, dal momento che fu proposto dall'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa – è stata approvato dalla Camera dei Deputati. Adesso, però, è ancora in corso di esame in commissione al Senato.

Nei giorni scorsi, nel corso della manifestazione "Slow Fish", a Genova, organizzata da Slow Food, è stato inviato un appello al governo per approvare subito la legge SalvaMare e dare un impulso alle attività di pulizia, chiamiamole così, dai rifiuti in mare. "Urge una soluzione immediata al problema e potrebbe essere la tanto attesa legge SalvaMare, che prevede la possibilità di conferire i rifiuti accidentalmente pescati in mare e i rifiuti volontariamente raccolti in ambiente marino in apposite strutture di raccolta, anche temporanee, allestite in prossimità degli ormeggi. Gli operatori della piccola pesca possono dare un grande contributo", ha affermato Marco Dadamo, biologo marino ed esponente dell'advisory board di Slow Fish. La legge SalvaMare andrebbe nella direzione indicata dalla direttiva europea 2018/851 che intende agevolare gli strumenti per fermare la dispersione dei rifiuti in mare. Motivi per rinviare, onestamente, non ne troviamo. E allora, che cosa stiamo aspettando?