Che cos’è il fondo Loss and Damage che deve essere al centro della Cop 27 di Sharm el-Sheikh

A un mese dall’inizio della Conference of the Parties Cop27, che si terrà in Egitto a Sharm el-Sheikh, sono tanti i temi caldi da affrontare sul tavolo. Come ci si può immaginare, ci sono due visioni su come affrontare gli effetti del riscaldamento globale, quella dei Paesi più ricchi e quella dei Paesi meno ricchi. Vediamo quali sono le proposte.
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Francesco Castagna 5 Ottobre 2022

Oggi, 5 ottobre 2022, si chiude la PreCop 27 a Kinshasa in Congo, Paese con cui tra l'altro l'Italia ha stretto recentemente alcuni accordi per ulteriori forniture di gas naturale. L'evento che anticipa e prepara i lavori per la Cop 27 a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre 2022, ha come tema centrale l'istituzione di un fondo d'aiuto ai Paesi più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.

A portare avanti le istanze dei MaPa, i "most affected people and areas" (ovvero i Paesi e le comunità che sono vittime degli effetti della crisi climatica) è l'Egitto, proprio lo Stato che ospita questa edizione della Cop27. Secondo l'ultimo rapporto IPCC pubblicato ad Aprile, i principali colpevoli della crisi climatica in termini di emissioni accumulate storicamente sono il Nord America e l'Europa, altro che Cina, come si è sempre sostenuto (chiaramente anche quest'ultima ha le sue responsabilità).

Per una corretta rappresentazione delle emissioni presenti nell'atmosfera, bisognerebbe considerare anche le emissioni che si sono accumulate con il tempo nell'atmosfera. Così facendo, ne esce un quadro diverso, perché è vero che complessivamente la Cina è il maggiore responsabile di emissioni di CO2, ma (per l'appunto) in termini di emissioni accumulate al primo posto si colloca il Nord America (Usa 27% delle emissioni cumulate globali di CO2 tra il 1850 e il 2018), segue l'Europa (il 17% nel medesimo arco di tempo) e per ultima la Cina (11% di emissioni di Co2).

È un dato di fatto, quindi, che il 10% più ricco del mondo sia responsabile di quasi il 50% di tutte le emissioni, mentre il 50% più povero ne genera solo il 12% del totale. Come parte più sviluppata del mondo dobbiamo cominciare a prenderci le nostre responsabilità e pagare le nostre colpe.

Non lo diciamo noi di Ohga, ma un rapporto Oxfam e il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, in apertura della Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA): "Una transizione giusta significa non lasciare indietro nessuna persona o Paese. Ma è giunto il momento di mettere in guardia i produttori di combustibili fossili, gli investitori e chi li sostiene. Chi inquina deve pagare. Oggi chiedo a tutte le economie sviluppate di tassare i profitti inaspettati delle compagnie di combustibili fossili".

In questa situazione di "Loss and Damage" (perdita e danni, termine utilizzato per indicare come gli effetti del cambiamento climatico stiano già cambiando profondamente intere società), come scrivevo prima, gli Stati meno sviluppati del mondo si sono riuniti sotto la bandiera del Cairo, per chiedere ai Paesi più ricchi di non venir meno con gli accordi di Parigi nel 2015. Secondo l'Accordo sul clima le Nazioni più sviluppate dovrebbero coprire le perdite e i danni del riscaldamento globale.

Per farlo, si parla da tempo di un fondo da 100 miliardi di dollari all'anno, volto alla decarbonizzazione e all'adattamento dovuto agli effetti del cambiamento climatico. Qui si apre lo scontro ideologico, perché in sostanza accettare una soluzione tale significherebbe ammettere le proprie colpe.

Oltre a questo fondo, dal nome appunto "Loss and Damage", la proposta dei Paesi più poveri è un sistema di tassazione per le emissioni di anidride carbonica, i viaggi aerei, il carburante delle navi, l'estrazione di combustibili fossili e in generale per le transazione finanziarie.

La controproposta della parte più ricca e sviluppata del mondo sarebbe un'altra, volta a mantenere gli impegni già presi nella Cop26 sulla decarbonizzazione e di rispettare l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi. Purtroppo il conflitto russo-ucraino ha ostacolato ulteriormente il già difficile obiettivo dei Paesi di contenere gli effetti del riscaldamento globale.

Tra le maggiori conseguenze, che andranno a modificare l'intero panorama economico e culturale dei Paesi di tutto il mondo, ci sono: la qualità della vita, la salute, gli spostamenti dell'uomo, il degrado del suolo, la perdita del patrimonio culturale, le conoscenze dei popoli indigeni, la perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici. Quella di ragionare in termini di "loss and damage" è una battaglia che i Paesi dell'Alleanze dei piccoli Stati Insulari portano avanti da decenni, infatti, secondo l'IPCC, "ci sono voluti più di 20 anni per ancorare il concetto di L&D all’architettura dell’UNFCCC attraverso l’istituzione del Meccanismo Internazionale di Varsavia (WIM, Warsaw International Mechanism)".