Che impatto ha la deforestazione e perché dobbiamo fermarla entro il 2030

La deforestazione è l’abbattimento degli alberi in aree boschive o forestali, è la principale causa del surriscaldamento globale e rappresenta la prima sfida per combattere il cambiamento climatico. Fondi per il clima ai Paesi più poveri e meno sprechi alimentari potrebbe essere la ricetta per combattere la deforestazione su scala globale. Le associazioni come il WWF e la FAO hanno segnalato in alcuni report quali sono le aree più a rischio e come intervenire. La soluzione è un cambio d’approccio al modo in cui coltiviamo e usiamo il suolo.
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Francesco Castagna 12 Aprile 2022

Più verde in città e maggiore tutela del verde nel mondo. Negli ultimi anni avrai sentito parlare di questi obiettivi da parte delle associazioni mondiali, che hanno chiesto a più riprese interventi tempestivi da parte delle istituzioni.

La deforestazione è sempre più una vera e propria minaccia. È un dato di fatto. Lo dimostra anche uno studio del WWF pubblicato nel 2015, in cui si avanza una previsione per il 2030: undici luoghi in tutto il mondo saranno a rischio, con una perdita globale dell'80% di foreste esistenti oggi. Dieci di questi ambienti si trovano nei tropici.

Le undici aree indicate dal WWF sono: l’Amazzonia, la foresta atlantica e Gran Chaco, il Borneo, il Cerrado, il Choco-Darien (Colombia/Panama), Africa Orientale. E poi ancora: l’Australia orientale, il Greater Mekong (un’area che si estende dalla Cina fino al Vietnam), la Nuova Guinea, Sumatra (un’isola dell’Indonesia) e il Bacino del Congo.

Il significato della deforestazione 

Si scrive deforestazione ma si legge “distruzione dei boschi e delle foreste a causa dell’intervento umano”. L’uomo ha eliminato negli anni in tutto il mondo diverse aree arboree boschive o forestali. Non è molto differente dal disboscamento, con l’unico fattore che quest’ultimo potrebbe non essere sempre negativo. Con il disboscamento infatti si tagliano anche piante che sono vecchie o malate. Se invece questa attività viene praticata in maniera intensiva, senza consentire un corretto riutilizzo del suolo, allora si parla di deforestazione. Quest'ultima porta a effetti locali e globali, a breve o lungo termine. Non dovresti preoccuparti di questa attività solo se si ricercano nuove aree coltivabili per un’agricoltura di sussistenza, se si parla di un’attività controllata dove gli alberi vengono ripiantati in maniera periodica. E ancora, per evitare lo straripamento di corsi idrici per via di una crescita spropositata della vegetazione, o se bisogna tagliare necessariamente le piante per evitare l’infestazione di parassiti.

Le cause

Come puoi immaginare e come avrai letto più volte, la causa primaria della deforestazione è la lavorazione del legno. Secondo la FAO al 2020 la produzione globale e il commercio di prodotti forestali è di 3912 milioni per metri cubi, in calo solo dell’1% rispetto al 2019. “Green” sì, ma forse non tutto quello che ti presentano come impegno ambientale viene pienamente rispettato.

Inoltre, se non lo sapevi, secondo il Csil (Centro studi industria leggera) l’Italia è il 4° Paese consumatore e 2° produttore a livello europeo, ed è addirittura il 3° Paese esportatore di mobili a livello mondiale.

A questo problema si aggiunge anche l’attività umana che, in modo ormai aggressivo, cerca sempre più terreni coltivabili e spazi per gli allevamenti a scopo industriale. I prodotti che mangi infatti potrebbero provenire da questo tipo di filiere, specialmente per quanto riguarda quelli non a km 0.

Il WWF segnala l’agricoltura in espansione come “la principale causa di deforestazione”. Ma quali sono i prodotti che si ottengono dallo sfruttamento di questi terreni dopo l’attività di deforestazione? Soprattutto allevamenti intensivi, olio di palma e di soia. Tra le pratiche denunciate dal WWF anche lo “Slash and Burn”, ovvero i produttori che tagliano e bruciano le foreste per le loro attività agricole.

Le conseguenze

La prima conseguenza della deforestazione riguarda sicuramente una delle attività principali delle piante: l’assorbimento della CO2. Attraverso la fotosintesi clorofilliana le piante catturano anidride carbonica e rilasciano nell’atmosfera l’ossigeno. Con la deforestazione, quindi, la quantità di ossigeno diminuisce e aumenta invece quella di CO2. Inoltre, le foreste hanno la capacità di trattenere parte del calore del Pianeta. A causa della deforestazione la temperatura terrestre subisce così un aumento. Ecco perché tra le conseguenze più devastanti di questa attività ci sono l’aumento dell’effetto serra e surriscaldamento globale.

Uno studio dell’Università di Rio De Janeiro ad esempio mostra come, se la deforestazione della foresta amazzonica dovesse continuare, la temperatura potrebbe aumentare di 1,45 gradi entro il 2050.

A catena, una serie di altri effetti si verificherebbero per via del riscaldamento globale, uno di questi è la desertificazione. Purtroppo spesso mancano visioni comuni. Ad esempio l’UE proprio sulla desertificazione non ha una visione condivisa su come evitare entro il 2030 il degrado del suolo, perché non esiste una normativa comune.

Questo impoverimento del terreno porta, come potrai immaginare, anche alla perdita di biodiversità. Secondo ISPRA infatti, le foreste ospitano oltre l'80% delle specie terrestri di animali, piante e insetti.

La deforestazione nel mondo

Il report del WWF è preoccupante: se entro il 2030 non saremo in grado di fermare la deforestazione, allora perderemo fino a 170 milioni di ettari di foreste. Sai quanto è grande la Libia? Ecco, se non riesci a immaginarlo, considera che la FAO ci segnala nel rapporto 2020 che “Il mondo ha perso una superficie netta di 178 milioni di ettari di foresta dal 1990 al 2020, che è un'area delle dimensioni della Libia”. Come possiamo intervenire quindi? Secondo la FAO e il WWF cambiando l’approccio con il quale produciamo e consumiamo il nostro cibo, e quindi con un’agricoltura ecosostenibile, che sia attenta al clima ed elimini gli sprechi alimentari. Il 2020 è stato l'anno peggiore per le foreste: un report del World Resource Institute mostra come siano state distrutte in un anno le foreste delle aree tropicali, più di 12 milioni di ettari di cui 42mila km quadrati solo ai tropici. In questi luoghi, come l'Amazzonia, il Congo e il sud-est asiatico la deforestazione genera, oltre alla perdita di biodiversità, effetti devastanti: 2,64 miliardi di CO2 emessi nell'aria.

I rimedi

Cosa possiamo fare quindi per evitare che si verifichino questi disastrosi scenari? Se ne è discusso al G20 di Roma e poi alla COP26 a Glasgow. In entrambe le occasioni sono state proposte alcune azioni su come ridurre la deforestazione. Prima al G20 è stato promesso di piantare oltre mille miliardi di alberi, poi alla COP26 i Paesi sviluppati si sono accordati sul finanziare con almeno 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2023 azioni per il clima. L'accordo iniziale di intervenire entro il 2020 non è stato rispettato. Alla COP26 i leader mondiali hanno deciso inoltre di firmare l'accordo per la "Zero Deforestation", o deforestazione zero, entro il 2030. Tra le proposte, ciò che devi sapere, è che i Paesi hanno promesso di impegnarsi per rispettare un piano strategico, che prevede sei Global Forest Goal: l'obiettivo finale è di affrontare le cause della deforestazione, slegare il processo di crescita economica dall'estrazione di nuove materie prime e spostarci verso una deforestazione zero. Se tutti i Paesi riusciranno a mantenere i propri impegni è stato previsto che entro il 2030 sarà possibile invertire il processo di deforestazione, e aumentare del 3% il totale delle foreste.