Che ne sarà dell’acqua ora che è diventata un bene quotato in borsa su cui si potrà speculare?

Dall’inizio di dicembre è possibile acquistare e vendere sul Chicago Mercantile Exchange, una delle più importanti piazze finanziarie di derivati, dei “water futures”. Questi ultimi sono nati come strumenti per difendersi dai rischi economici connessi alle carenze idriche; ma siamo proprio sicuri che la finanza sia in grado di dare un aiuto nella gestione di una risorsa essenziale alla vita come l’acqua?
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Federico Turrisi 28 Dicembre 2020

E alla fine la finanza ha messo le mani anche sulla risorsa più preziosa che abbiamo: l'acqua. Senza di essa, come sappiamo tutti, la vita sul pianeta non sarebbe possibile. Con il debutto dei primi water futures sulla piattaforma della Chicago Mercantile Exchange (Cme), una delle più importanti piazze finanziarie per la compravendita di contratti derivati, l'acqua ha una sua quotazione di mercato, trasformandosi così in quella che tecnicamente viene definita una commodity, come l'oro e il petrolio, e diventando un potenziale oggetto di speculazione finanziaria.

Come sottostante viene impiegato il Nasdaq Veles California Water Index, che rispecchia su base settimanale il prezzo di riferimento dei diritti sull’acqua – i cosiddetti water rights – in California. L’indice è basato sulla media ponderata dei prezzi delle transazioni di tali diritti nei cinque maggiori bacini di risorse idriche dello stato della West Coast. Si tratta di un mercato che vale circa 1,1 miliardi di dollari.

È bene ricordare che anche in Australia esiste già un "mercato dell'acqua", dove gli agricoltori possono scambiarsi quote. Non è un caso che proprio in questi due posti si sia voluto introdurre un sistema del genere. Recentemente, sia la California sia l'Australia sono state colpite da ondate di caldo anomale che hanno provocato, tra l'altro, una serie di devastanti incendi. I futures sull'acqua sono congegnati proprio per proteggersi dai rischi economici legati a crisi idriche e siccità, e non è affatto escluso che col tempo perdano la loro valenza locale: oltre a essere una sorta di copertura per i grandi consumatori di acqua (come i coltivatori di mandorle o le aziende del settore elettrico, nel caso della California), di fronte alle oscillazioni dei prezzi, possono infatti diventare un indicatore della scarsa disponibilità di questa risorsa per tutti gli investitori del mondo.

I pro…

Nelle intenzioni dei suoi creatori (ossia il Gruppo Cme), i water futures sono uno strumento finanziario che permette a chi utilizza l'acqua in grandi quantità – gli agricoltori in particolare, ma anche le imprese industriali, i commercianti e le municipalità – di trasferire il rischio, aiutando ad allineare in maniera più efficiente la domanda e l'offerta di questo bene primario. Stiamo parlando di quello che in gergo si definisce risk management, ovvero gestione del rischio: in sostanza, chi acquista questi futures si protegge da un possibile aumento futuro del prezzo dell'acqua. Aumento dovuto soprattutto al fatto che l'acqua sarà presumibilmente sempre più scarsa a causa del surriscaldamento del pianeta.

"È interessante notare come l’economia e la finanza si stiano finalmente interessando al tema della scarsità d’acqua e cerchino di proporre i loro strumenti per affrontare questo problema, che è destinato a diventare sempre più diffuso e frequente nei prossimi anni per via del cambiamento climatico", commenta Edoardo Borgomeo, esperto di idrologia e honorary research associate presso l’Università di Oxford, nonché autore del libro "Oro blu – Storie di acqua e cambiamento climatico" (edito da Laterza). "Ovviamente la disponibilità di acqua nello spazio e nel tempo è variabile. Bisognerà vedere se effettivamente si ridurranno i rischi per gli agricoltori, o invece si creerà soltanto un’opportunità per la speculazione".

…e i contro

Proprio il fatto che l’acqua sia destinata a scarseggiare sempre di più nel mondo fa suscitare forti dubbi riguardo al lancio dei water futures. Accanto a chi li usa per coprirsi dagli aumenti di prezzo, c’è infatti chi potrebbe utilizzarli come qualunque altro future, ovvero come uno strumento per arricchirsi. In poche parole, l'acqua potrebbe fare gola agli speculatori. Ora la domanda è la seguente: è moralmente accettabile che si possa speculare su un bene così prezioso? La Risoluzione della Assemblea delle Nazioni Unite 64/92 del 28 luglio 2010 ha riconosciuto l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari come un diritto umano universale, autonomo e specifico.

Accanto a chi li usa per coprirsi dagli aumenti di prezzo, c’è chi potrebbe utilizzare i futures sull'acqua per speculare

"Non si può ridurre un diritto essenziale per la vita umana a un contratto che può essere scambiato. In questo senso, a livello teorico, la quotazione dell’acqua sul mercato è un fatto abbastanza preoccupante", aggiunge Borgomeo. "C'è poi un'altra considerazione da fare: l'acqua ha un prezzo non come risorsa ma come servizio. Pensiamo per esempio alla bolletta che paghiamo per l’acqua che esce dai rubinetti di casa: in realtà paghiamo, tra le altre cose, la manutenzione delle condotte che la trasportano nelle nostre abitazioni".

Insomma, il valore dell'acqua intesa come diritto umano fondamentale va al di là delle logiche di mercato. Come ha fatto notare il relatore speciale dell’Onu sul diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari Pedro Arrojo-Agudo in un comunicato dello scorso 11 dicembre, l'acqua è troppo preziosa per essere lasciata da sola in uno spazio finanziario così esposto al rischio di speculazione.

Un futuro sempre più incerto

Come abbiamo avuto modo di evidenziare a più riprese, la minaccia numero uno si chiama cambiamento climatico. E, se non interveniamo subito per ridurre le emissioni di gas serra, il futuro dell'acqua non può certo dirsi roseo. "Parlando di acqua, possiamo individuare tre macroproblemi", prosegue Borgomeo. "Il primo è la scarsa disponibilità di questa risorsa, sia per quanto riguarda il consumo umano sia per quanto riguarda gli usi industriali e agricoli, nelle zone più aride del pianeta: un problema che tocca anche il Sud Italia. Secondo punto, gestire il rischio idrogeologico, ovvero come rendere più resilienti i territori quando c'è troppa acqua e avvengono inondazioni: anche in questo caso l’Italia ne sa qualcosa. La terza questione, infine, è relativa alla qualità dell’acqua e quindi all’inquinamento. All’economia, e non solo alla scienza e alla tecnologia, si sta chiedendo come risolvere questi problemi".

Per comprendere il ruolo cruciale che la gestione delle risorse idriche ricopre per la società presente e futura, basta ricordarsi che un obiettivo di sviluppo sostenibile tra i 17 che compongono l'Agenda 2030 dell'Onu (i cosiddetti SDGs) è dedicato interamente a lei: il numero 6, "Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie". Abbiamo qualche motivo per essere ottimisti?

"C'è una maggiore consapevolezza dei cittadini sull’importanza delle risorse idriche, e questo è estremamente positivo", afferma Borgomeo. "Il punto è che i problemi ambientali non si risolvono solo a livello individuale, ma anche a livello regolatorio e di governance. Qui forse ci stiamo muovendo un po’ più lentamente. È vero, l'Unione Europea dispone, per fare un esempio, di una direttiva quadro sulle acque, segno di una certa attenzione sul tema. Ma pensiamo a certi Paesi in via di sviluppo in Africa, in Asia, in America Latina, dove il diritto all’acqua sancito dalle Nazioni Unite non viene pienamente garantito".

Proprio riguardo a quest'ultima considerazione, occorre riflettere su alcuni dati: 785 milioni di persone, cioè un abitante su 10 del pianeta, non ha un accesso sicuro all'acqua potabile, stima un rapporto realizzato da Unicef e Organizzazione Mondiale della Sanità. Ogni anno nel mondo 297 mila bambini sotto i 5 anni muoiono a causa della diarrea legata a carenze idriche e igieniche. La scarsa sanificazione degli ambienti e l’assunzione di acqua contaminata sono alla base della proliferazione di malattie come colera, dissenteria, epatite A e tifo. La distanza tra Paesi sviluppati e Paesi più poveri è ancora enorme e troppe persone nel mondo non si vedono riconosciute un diritto fondamentale. Ecco, forse dovremmo occuparci di questo, prima di consegnare al mercato e agli speculatori una risorsa vitale come l'acqua.