Chiudere le centrali a carbone? Salva migliaia di vite umane, dice uno studio americano

I ricercatori dell’Università della California hanno analizzato l’impatto della chiusura di 334 centrali a carbone negli Stati Uniti tra il 2005 e il 2016 e hanno quantificato i benefici della decarbonizzazione in termini di vite umane: ebbene, tale operazione ha salvato la vita a 26.600 persone.
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Federico Turrisi 7 Gennaio 2020

Non è solo la "punizione" che la befana porta ai bambini un po' più cattivi; il carbone è il più inquinante tra tutti i combustibili fossili e ancora oggi, nonostante siamo in piena emergenza climatica, è ancora molto utilizzato nel mondo per produrre energia elettrica. Gli Stati Uniti nel corso degli ultimi anni hanno deciso gradualmente di abbandonarlo per passare al gas naturale. Tra il 2005 e il 2016 sul territorio americano sono state chiuse 334 centrali elettriche a carbone, mentre sono entrate in funzione 612 nuove centrali a gas naturale.

I ricercatori della School of Global Policy and Strategy dell'Università della California di San Diego, guidati dalla professoressa Jennifer Burney, hanno preso in esame proprio quel periodo cronologico e valutato i benefici, in termini di vite umane, ottenuti della chiusura delle centrali a carbone. Per farlo hanno incrociato i dati relativi ai livelli di anidride carbonica nell'atmosfera con quelli legati all'impatto sulla salute umana, sui raccolti e sul clima locale.

In sostanza, la disattivazione di un'unità produttiva a carbone è stata associata alla riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti nelle vicinanze e alla conseguente riduzione della mortalità. Il numero di vite salvate grazie alla chiusura delle 334 centrali a carbone è stato calcolato in circa 26.600. Lo studio, inoltre, mette in evidenza che nell’area circostante alle centrali a carbone dismesse è aumentata la resa delle colture: in particolare, si parla di circa 570 milioni di bushel di mais, soia e grano in più rispetto al periodo in cui le centrali erano attive. Infine, la diminuzione delle particelle inquinanti nell’aria ha migliorato la riflettanza atmosferica regionale: tradotto in parole povere, l'aria ha trattenuto una quantità minore di calore e si è dunque surriscaldata di meno.

Attenzione, però. Non è tutto oro quello che luccica. Il gas naturale – fanno notare gli esperti – inquina meno di carbone e petrolio, ma pur sempre inquina. Non bisogna dimenticare che le centrali a gas naturale rilasciano una quantità non trascurabile di metano, un gas a effetto serra ancora più potente rispetto all'anidride carbonica. Se si vogliono creare soluzioni veramente ecocompatibili, occorre dunque passare alle fonti rinnovabili, come il solare e l'eolico.

Fonte | "The downstream air pollution impacts of the transition from coal to natural gas in the United States" pubblicato su Nature Sustainability il 6 gennaio 2020.