
Corrida sì o no? Per quanto riguarda il Messico si deciderà molto presto, già nei primi mesi del 2022. Per il momento, c'è (almeno) una proposta per vietare gli spettacoli di combattimento con i tori nel territorio di Città del Messico che, insieme alle città spagnole di Madrid e Siviglia, con la sua Plaza Monumental de Mexico, ha l’arena per corride più grande al mondo.
Non solo. Il Messico è anche uno dei pochi Paesi in cui la corrida è permessa nella sua forma più antica, vale a dire quella in cui durante lo spettacolo il toro viene prima istigato al combattimento e poi ucciso dal cosiddetto “matador”, che lo infilza con delle apposite spade.
La legge che è stata appena proposta dall'Amministrazione locale di Città del Messico vieterebbe nell’area della città "spettacoli pubblici in cui tori, manzi e vitelli vengano maltrattati, torturati o uccisi" e per chiunque "organizzi, diffonda o partecipi a corride di tori o spettacoli simili che implichino il maltrattamento degli animali" dovrebbero esserci severe sanzioni fino a circa 210mila euro.
Il tema della corrida è sempre più dibattuto (fortunatamente). Tuttavia, se Guerrero, Sonora e Coahuila sono alcune città messicane dove la corrida è già stata vietata, ci sono alcuni stati del Messico dove la tauromachia, ossia lo spettacolo di combattimento contro i tori, è stata addirittura dichiarata un patrimonio culturale, con conseguente schieramento contro la sua abolizione e sostegno alla promozione degli eventi.
Chi si oppone all’abolizione delle corride lo fa fondamentalmente per due motivi: innanzitutto per motivi economici, dal momento che nel giro di affari intorno a questi spettacoli si aggira intorno ai 300 milioni di euro l’anno, e che tra allevamenti e arene, la tauromachia dà lavoro a circa 18 mila persone. C'è poi chi considera la corrida una tradizione secolare, da perpetrare negli anni, quando invece si tratta solo di un atto crudele e barbarico.