
"Le parole sono importanti e noi queste non possiamo condividerle". Inizia così l'attacco che Slow Food ha sferrato contro Coldiretti dopo che il suo presidente, Ettore Prandini, ha elogiato l'alleanza con Mc Donald's anche per il suo ruolo nella difesa "dell‘italianità, delle nostre eccellenze e della nostra biodiversità".
Le dichiarazioni incriminate sono state pronunciate da Prandini in occasione dell'evento romano "Dare valore al Made in Italy", durante il quale il presidente di Coldiretti ha ricordato come l'alleanza con la più nota catena di fast food al mondo abbia significato per il settore agricolo-alimentare italiano importanti opportunità.
Ma le parole che Slow Food proprio non ha accettato sono altre, ovvero quelle che riguardano il legame con l'eccellenza italiana, anche in un'ottica di sostenibilità. Vediamo perché.
Il punto è chiaro, per Slow Food non è accettabile fare di Mc Donald's uno stendardo di italianità, biodiversità e sostenibilità. Per l'associazione no profit da anni a difesa dell'eccellenza enogastronomica locale italiana, il problema non sta nella valenza commerciale dell'accordo con Mc Donald's, che "può dare risposte economiche – si legge nel comunicato stampa – a realtà produttive che attraversano momenti di crisi", ma nell'operazione culturale che starebbe dietro le parole di Prandini.
"C’è stata una distorsione di chi ha ingannato le popolazioni. Perché Mc Donald’s è partito come fast food. Ma poi è diventato un vero e proprio ristorante che rappresenta l’italianità, le nostre eccellenze e la nostra biodiversità", ha detto Prandini.
"L’eccellenza del cibo italiano – ha risposto Slow Food – è il frutto di saperi artigianali, culture, competenze diffuse, suoli sani, bellezza e diversità dei paesaggi, produttori che hanno storie da raccontare, che difendono e migliorano i loro territori".
"La collaborazione con Mc Donald’s – ha detto ancora Prandini – ha dato riscontro positivo sul prodotto, sulla sostenibilità, sul benessere animale ma anche sulla redditualità per le nostre imprese. Perché nessun prodotto delle nostre aziende per Mc è stato sottopagato. Ma sempre valorizzato anche in termini economici".
L'alleanza a cui si riferisce il Prandini è partita nel 2018: con quell'accordo – che visto partner anche Inalca e A.i.a – il brand americano si era impegnato a sostenere lo sviluppo di una filiera della carne bovina italiana sostenibile. Il punto è: basta questo per parlare di sostenibilità?
Per Slow Food la risposta è abbastanza chiara: no. "La sostenibilità – contrattacca l'associazione – si raggiunge attraverso strade diverse, attraverso il coraggio di invertire un modello alimentare che sta generando disastri ambientali e sociali, che sta ricacciando i piccoli produttori di qualità ai margini del mercato e minando le fondamenta della sicurezza alimentare per le generazioni presenti e future".
La biodiversità è un concetto complesso. La Convenzione Onu sulla Diversità Biologica la definisce come "la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema". Ora, a prescindere dalle posizioni personali, non è troppo difficile capire perché Slow Food abbia voluto sottolineare che per difendere la biodiversità si passi da altre strade rispetto a quelle – per quanto migliorate rispetto al passato – percorse dai fast food:
"È la diversità della vita, probabilmente l’unica ricchezza – ribadisce l'associazione no profit – che ci permetterà di affrontare la crisi ambientale e climatica. Va presa molto sul serio, quindi. Non c’entra nulla con operazioni di marketing per italianizzare, con l’aggiunta di ingredienti locali, una formula gastronomica che rappresenta quanto di più standardizzato l’industria alimentare globale abbia mai concepito".