Coldiretti: In Romagna il rischio è che le piante vengano soffocate dal fango

Quello dell’agricoltura è il settore più colpito dall’alluvione in Emilia-Romagna. Mentre sono in corso le operazioni di soccorso e di recupero, abbiamo contattato il Vicedirettore Coldiretti Emilia-Romagna Nicola Dalmonte, per fare un punto della situazione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 25 Maggio 2023
Intervista a Nicola Dalmonte Vicepresidente Coldiretti Emilia-Romagna

Il fango è ancora tanto e le operazioni di soccorso divengono ogni giorno sempre più partecipate. In uno scenario definito da molti post-bellico, in una Regione colpita più volte da eventi naturali di carattere estremo, in Emilia-Romagna il settore che subisce più perdite è quello agricolo.

La produzione agricola regionale infatti, secondo le stime di Coldiretti, è stata devastata per un valore di 1,5 miliardi. Sono oltre 5mila le aziende agricole e gli allevamenti che hanno subito danni in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna. Zone che contribuiscono annualmente con un mercato miliardario. Questo è quanto emerge dal primo report dell'associazione di settore, che ha fatto la conta degli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse.

Il 24 maggio è stato approvato il Decreto Alluvione in CdM, che prevede 2 miliardi di euro a sostegno dei territori alluvionati nelle province di Bologna, Ravenna, Rimini e Forli Cesena. Cosa bisogna fare per uscire da una situazione emergenziale? Lo abbiamo chiesto a Nicola Dalmonte, Vicepresidente regionale Coldiretti.

Dalmonte, a quanto ammontano attualmente le perdite e i danni?

A livello agricolo è una situazione drammatica in alcuni territori, a partire dalla collina fino alla montagna. Ci sono tante aziende agricole ancora isolate, soprattutto dove esistono ancora allevamenti. Oggi stiamo cercando innanzitutto di portare gli approvvigionamenti con dei centri di raccolta, che sono serviti in prima battuta con degli elicotteri. Nella zona di Casola stiamo cercando di arrivare dalla Toscana, provando ad aprire un varco poiché c'è stata una frana importante sulla provinciale.

Più ci spostiamo verso la zona di pianura ci sono tante zone con dei terreni, qualcuno ancora con l'acqua. Nella zona del faentino stiamo verificando se gli i impianti frutticoli resisteranno o no dopo l'alluvione. Abbiamo il problema che il deposito di limo (fango), anche di 20-30 cm, che potrebbe creare un'asfissia. Abbiamo sicuramente perso gran parte di tutte le produzioni, parliamo del grano, del mais, ma anche della parte frutticola e vinicola. Non dobbiamo dimenticarci che la nostra zona è importante anche a livello vitivinicolo.

La prossima settimana potremo vedere meglio come vanno le cose. Potremo capire quanti impianti abbiamo perso e quanti invece hanno resistito. Alcuni impianti sono anche stati spazzati via dall'ondata dell'acqua, questa è la situazione.

Sicuramente in questi giorni vi siete confrontati con il governo. Cosa vi serve, cosa vi manca e cosa avete chiesto al governo?

Abbiamo chiesto innanzitutto di darci una mano, di darci risorse, tutte quelle che possono mettere in campo. Oggi non siamo ancora in grado di fare una conta dei danni esatta perché tutto dipende dalla sopravvivenza degli impianti frutticoli.

Con il decreto che è stato emesso ieri si è fatto un passo in avanti, perché serve per l'emergenza.

Vi soddisfa? È abbastanza?

Non è sicuramente abbastanza, però è un primo passo. Abbiamo chiesto poi un commissario che conosca bene il territorio. Il modello (purtroppo) è lo stesso del terremoto dell'Emilia, che però aveva funzionato. Se facciamo una fotografia generale di questa alluvione, il settore agricolo è il più colpito in assoluto, anche perché era già un ferito grave. Avevamo avuto in passato gelate, grandinate, la cimice nel 2019. Noi veniamo da una situazione già difficile.

Gelate e alluvioni non si possono prevedere e prevenire?

Di fatto è piovuto quello che fa in un anno. Il cambiamento climatico è in atto, senza dubbio, ma la quantità di pioggia è stata considerevole. Non vogliamo dare colpe a qualcuno, in questo momento stiamo pensando a ricostruire. Abbiamo bisogno di tornare a lavorare e farlo il prima possibile.

È tutto perso quindi? Non c'è speranza di recuperare le coltivazioni?

Tutto dipende dall'effetto che farà il limo fra una settimana. Con l'aumento delle temperature bisogna capire se il limo si cementificherà, portando in quel caso all'asfissia delle piante.

Immagine di copertina: Di Nick.mon – Opera propria, CC BY-SA 4.0