Come funzionano le fattorie oceaniche verticali di alghe e molluschi: una prima alternativa ai sistemi intensivi

Se gli allevamenti intensivi di pesci impattano negativamente sulla salute dei mari (e su quella degli stessi animali acquatici), le fattorie oceaniche verticali puntano sulle alghe e sui molluschi per sfruttare l’ambiente marino nella sua naturalezza, assorbendo CO2 ed evitando anche l’uso di mangime.
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Sara Polotti 5 Gennaio 2023

Non si vedono, ma ci sono. E, a quanto pare, promettono di non essere inquinanti quanto gli allevamenti ittici intensivi più classici. Parliamo delle fattorie oceaniche verticali, pensate per allevare molluschi e coltivare alghe sfruttando le profondità marine e l'ambiente naturale.

Il principio che vogliono sfruttare è lo stesso delle fattorie verticali agricole (usare una nuova prospettiva per evitare sprechi), ma il prodotto è diverso, così come lo sono le modalità di allevamento e coltivazione.

Gli allevamenti ittici classici

Per capire la differenza rispetto agli allevamenti di pesce e alghe più classici, è bene capire come questi funzionino.

Gli allevamenti ittici si distinguono per il tipo di coltura (ci sono quelli per il pesce, quelli per i molluschi, quelli per le alghe…) e possono essere estensivi, in zone piuttosto ampie che lasciano più spazio agli esseri viventi, o intensivi, con i pesci, i molluschi e le alghe costretti in perimetri ridotti, in grandi vasche oppure all'interno di gabbie appoggiate in mare.

Le fattorie verticali

Le fattorie verticali oceaniche, proprio come quelle terrestri, sono dunque pensate per ridurre il problema degli allevamenti ittici, che spesso – soprattutto quando intensivi – sono causa di inquinamento e di trattamento disumano nei confronti degli animali. Sfruttando le altezze e le profondità marine, si è pensato, è possibile allargare gli spazi d'azione, rendendo così estensivi tutti gli allevamenti di molluschi e di alghe, senza costringerli spazi troppo risicati.

Queste fattorie marine verticali funzionano in maniera molto semplice: le alghe e i molluschi vengono coltivati lungo corde tese sulla superficie dell'acqua. A sostenerle ci pensano alcune boe, insieme a delle ancore appoggiate sul fondo del mare. In superficie, quindi, non si vede nulla.

L'idea di Green Wave

A ideare, diffondere e supportare le fattorie per alghe e molluschi è un'associazione chiamata GreenWave, fondata da Bren Smith, ex pescatore intensivo. Resosi conto dell'impatto ambientale degli allevamenti ittici, ha deciso di concentrarsi solo sulle alghe kelp (usate in numerose industrie, non solo in quella alimentare) e sui molluschi. A differenza dei pesci, infatti, non richiedono acqua fresca o mangimi, assorbendo allo stesso tempo (nel caso delle alghe) le emissioni di CO2. Inoltre, la coltivazione etica di questi prodotti crea, secondo Smith, opportunità lavorative per le comunità locali, anche e soprattutto quelle costiere colpite dal cambiamento climatico.

Di base, dunque, non vi è eccessivo intervento umano: oltre alle corde, pescatori e pescatrici sfruttano semplicemente l'ambiente marino, evitando sostanze chimiche, fertilizzanti e altri strumenti invasivi. Partendo dal presupposto che dovremmo ridurre il consumo di pesci, molluschi e crostacei in modo da mantenere una dieta più sostenibile e rispettosa degli animali, gli allevamenti ittici verticali possono fornire una prima alternativa in contrasto ai sistemi intensivi.