Quando acquistiamo capi d'abbigliamento non facciamo spesso caso all'etichetta ma è importantissimo guardarla e saperla leggere. Prima di parlare di come lavarla e asciugarla, è fondamentale guardare i tessuti e capire al volo di cosa si tratta. Ad esempio che differenza c'è tra tessuti artificiali o sintetici.
L'etichetta deve riportare la percentuale di fibre tessili che compongono il capo, il luogo di produzione e (facoltativo) le indicazioni su come prendersi cura del vestito. Il Regolamento europeo 1007 stabilisce infatti che ogni etichetta debba essere durevole, di facile lettura ed accessibile.
Per prima cosa dobbiamo distinguere i tessuti naturali derivanti da fibre vegetali o animali oppure chimici, artificiali o sintetici.
I tessuti naturali non rilasciano microplastiche quando indossati o lavati perché la struttura delle fibre rimane intatta nel processo di lavorazione, quindi quelli vegetali di origine organica vanno sempre preferiti a che contengono plastiche.
I più comuni sono: cotone, iuta, lino e bambù, prodotti da fibre di origine vegetale, mentre cuoio, seta e lana sono prodotti da fibre di origine animale.
I tessuti artificiali sono realizzati partendo da una base naturale ma vengono lavorati alterandone la struttura. I più comuni sono: acetato, viscosa e lyocell.
I tessuti sintetici infine sono i peggiori perché derivano da composti di sintesi derivati dal petrolio. I più comuni sono: acrilico, elastene e poliestere.
Quando acquistiamo un capo quindi facciamo attenzione al tessuto, considerando anche che i tessuti misti sono praticamente impossibili da riciclare. Ad oggi la percentuale di abiti che vengono riciclati dopo essere buttati è solo circa 1% a livello globale e le Nazioni Unite stimano che l’85% degli abiti prodotti finisce in discarica.
La scelta più sostenibile che puoi fare però rimane sempre acquistare vintage o second hand, a prescindere dal tessuto.
Tu fai caso all’etichetta quando acquisti? Che tessuti acquisti?