
Un assegno mensile di 400 euro per ogni figlio fino al compimento del sesto anno di vita. Per il momento si tratta solo di una proposta, ma potrebbe diventare realtà se il Parlamento approvasse la proposta di Fratelli d'Italia di istituire un "reddito d'infanzia", come strumento per contrastare il dilagante fenomeno della denatalità in Italia.
Il reddito d'infanzia sarebbe poi destinato a trasformarsi in "un reddito per la gioventù" una volta superata la soglia dei sei anni. In questo caso si tratterebbe di un assegno mensile di 25o euro per ogni figlio fino ai 25 anni.
In definitiva si tratterebbe di un assegno di 21 mila euro per ogni figlio fino ai sei anni, a cui si andrebbero aggiungere altri 28mila euro per coprire il reddito per la gioventù.
In realtà la proposta, contenuta nel ddl depositato da Tommaso Foti, capogruppo del partito guidato dalla pemier Giorgia Meloni, risale già a qualche mese fa, più esattamente a marzo 2023, quando il disegno di legge è stato firmato, ma l'argomento è tornato d'attualità, in vista dell'approvazione della legge di Bilancio.
Quella del reddito d'infanzia è infatti una delle proposte al vaglio del governo, ma per essere approvato dovrebbe superare la prova della disponibilità di risorse. Una questione tutt'altro che facile, dati l'ampia platea che potrebbe richiederlo e la durata del sussidio stesso. Vediamo meglio come funzionerebbe il reddito d'infanzia e a chi spetterebbe.
Il reddito d'infanzia dovrebbe consistere – si legge nel testo del ddl – nell'erogazione di un assegno di 400 euro al mese per i primi sei anni di vita per ogni figlio minore a carico per le coppie con un reddito annuale fino a 90mila euro. Questo assegno dovrebbe essere maggiorato in caso di particolari situazioni familiari, quali la presenza di figli con disabilità o di un nucleo familiare monogenitoriale.
Quest'ultimo punto sarebbe finalizzato – si legge sempre nel testo del disegno di legge – a realizzare "una prima iniziativa per assicurare la piena attuazione della legge 22 maggio 1978, n. 194, e per scoraggiare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza".
Compiuto il sesto anno di vita, il reddito d'infanzia non si interromperebbe del tutto, ma si trasformerebbe in una sorta di "reddito per la gioventù". In base a quanto spiegato all'articolo 2 del ddl si tratterebbe di un assegno di 250 euro al mese per ciascun figlio di età compresa tra sette e 25 anni.
Come per il reddito d'infanzia, anche per il reddito per la gioventù sarebbero previste delle maggiorazioni in presenza di figli con disabilità o di un un nucleo familiare monogenitoriale.
Qualora il ddl venisse approvato in questa formula, quindi, l'unico requisito per ottenere il reddito d'infanzia prima e poi il reddito per la gioventù sarebbe quello di non avere un reddito annuale superiore a 90mila euro.
Come anticipato, si tratta di una misura di cui potrebbero essere beneficiari in molti, dato l'unico requisito del reddito annuale sotto i 90mila euro. Inoltre, essendo un assegno, che, anche se ridotto dopo i primi sei anni di vita di ogni figlio, dovrebbe durare fino ai 25 anni, la sua attuazione richiederebbe una disponibilità di risorse davvero importante.
Per il momento alcuni hanno ipotizzato di usare le risorse avanzate dal fondo per l'Assegno Unico Universale, contributo che spetta per i figli dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni di età.