Come puoi riconoscere una finta terapia che trovi in Rete? Una guida in 6 consigli

Se non hai studi di Medicina alle spalle, può non essere immediato capire che ti trovi davanti a una truffa spacciata per “cura miracolosa”, oppure a un articolo dai toni troppo entusiastici per risultati che magari sono ancora parziali. Se poi hai appena ricevuto una diagnosi che ti ha spaventato, sarai purtroppo ancora più vulnerabile di fronte a false promesse di rapida e completa guarigione. Con l’aiuto di Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro abbiamo individuato 6 facili regole da applicare per non farti fregare.
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Giulia Dallagiovanna 2 Maggio 2022
* ultima modifica il 02/05/2022
Intervista al Dott. Riccardo Di Deo Nutrizionista e divulgatore scientifico AIRC

Una sola compressa al posto della lista di farmaci prescritti dal medico. Un integratore che rende inutile la chemioterapia. Un principio attivo che garantisce la guarigione completa, senza alcun effetto collaterale. In una "cura miracolosa" ci siamo imbattuti tutti almeno una volta nella vita. Di recente, il bersaglio è stato il Covid, ma storicamente queste "terapie" vengono presentate come rimedio a una patologia che fa molta più paura. Una malattia neurodegenerativa, ad esempio, oppure un tumore. La Rete ne è piena e il passaparola in chat funziona benissimo, purtroppo. Ma anche sui quotidiani e sui cosiddetti media tradizionali è possibile leggere di una nuova scoperta sensazionale, di norma presentata in veste scientifica e con il classico sottotesto: hai appena ricevuto una diagnosi che ti spaventa? Nessuno te lo vuole rivelare, ma esiste la cura perfetta per te ed è molto più semplice di quanto ti stiano raccontando.

Qui dunque sorge un problema: senza avere nozioni di Medicina alle spalle, come puoi riconoscere una notizia falsa o non del tutto corretta? Per questo motivo, abbiamo pensato a una guida. Una sorta di tutorial per aiutarti a intuire in quali situazioni è bene storcere il naso o, quanto meno, nutrire dei dubbi. Ci siamo fatti aiutare dal dottor Riccardo Di Deo, nutrizionista e divulgatore scientifico AIRC, che ha contribuito a fondare il laboratorio didattico Cambia-mente per portare la comunicazione scientifica in scuole e università: "È importante prima di tutto capire chi legge la notizia. Su un paziente oncologico o su una persona che ha appena ricevuto la diagnosi di tumore, ad esempio, l'impatto emotivo sarà ben più intenso rispetto a un semplice lettore curioso". E la relativa fake news potrebbe risultare più pericolosa.

La "cura miracolosa" non esiste

Il primo elemento che ti deve far dubitare è proprio la presentazione della presunta terapia come "cura miracolosa". Magari le parole non saranno esattamente queste, ma ti verrà proposto un metodo innovativo, diverso da tutti gli altri e con percentuali di guarigione mai viste prima. E soprattutto, sarà adatto a un insieme più o meno grande di malattie diverse:  "Dobbiamo ricordarci che ‘tumore' è un termine ombrello che racchiude più di 200 patologie differenti – spiega, ad esempio, Di Deo. – Non esisterà mai una cura che risulti valida per tutte. Ben vengano le nuove scoperte, naturalmente, ma una terapia deve affrontare tutti i passaggi necessari prima di essere approvata".

Non fermarti al titolo

Anche quando la notizia non è del tutto falsa, devi sempre tenere a mente che si sta entrando in un campo delicato e che stai avendo a che fare con questioni complesse. Chi scrive, però, può avere la necessità di sottolineare il lato ‘novità' di uno studio, oppure di semplificare un concetto in modo eccessivo all'interno del titolo (sia pure per una banale questione di caratteri). Ecco perché dovresti sempre approfondire quello che viene detto, leggendo il contenuto dell'articolo e analizzando il modo in cui è stato scritto: "Magari si basa su dati limitati e su risultati parziali che devono ancora essere confermati. Prendere coscienza di questa complessità è importante. Altrimenti il rischio è quello di chiedere al medico la prescrizione dell'ultima terapia letta su internet e di mettere in crisi il rapporto di fiducia che dovrebbe invece instaurarsi con il paziente".

Com'è scritto l'articolo

Come è scritto l'articolo e soprattutto quali elementi sono presenti? Diffida da toni troppo entusiastici e da chi propone cure o approcci venduti come naturali che risolvono facilmente un problema, a scapito delle terapie tradizionali che prevedono percorsi più lunghi e più complicati da affrontare.

Controlla inoltre se viene citato uno studio, una ricerca o, quanto meno, dei dati verificabili. Chiediti se il lavoro è stato pubblicato su una rivista scientifica, e quindi passato attraverso una revisione da parte di terzi, e chi ne è l'autore. Di norma, dovrebbe trattarsi di un team legato a un ospedale, un istituto di ricerca o un'università. Non cioè un singolo medico.

Il singolo caso non fa testo

Un grande classico di chi spaccia una finta terapia per una cura miracolosa è l'utilizzo di testimonianze. Che siano scritte o addirittura video, sono storie di pazienti guariti oppure di familiari che hanno visto il proprio caro stare meglio grazie a quel nuovo metodo. E per questo motivo, ora lo promuovono e lo consigliano a tutti.

"Alla base c'è un problema di infodemia: siamo travolti da una serie infinita di informazioni e diventa difficile capire quali siano corrette e di quali diffidare. Inoltre, se la persona che legge sta attraversando un momento complicato, in cui è più vunerabile, sarà forte la tentazione di aggrapparsi alle parole di un altro ‘paziente' che garantisce il successo di quella ‘cura'. Ma quelle testimonianze possono mentire, perché può esserci dietro un'architettura che promuove terapie truffaldine". Devi sempre ricordarti infatti che il singolo caso non ha valore scientifico, per quanto la sua storia possa essere convincente o accattivante. E nemmeno se ha vinto un premio Nobel.

"In ambito scientifico non esiste il principio di autorità, ma per ogni studio si ragiona su un'ampia mole di dati. Non è rilevante dunque quello che sostiene una singola persona, a maggior ragione se si esprime in un campo che non è il suo".

Il rischio delle terapie complementari

Più subdole delle terapie alternative, possono essere quelle cosiddette complementari, ovvero integratori e altre sostanze che assumi accanto ai cicli di chemio o radioterapia, prescritti dall'oncologo. "Ci sono studi che hanno dimostrato come chi le adotta abbia comunque un rischio di mortalità più alto rispetto a chi segue solo il percorso convenzionale. Diventa più probabile infatti che il paziente abbandoni le terapie più pesanti per il corpo, che sono però quelle validate ed efficaci, in favore dei metodi complementari".

Dove informarsi?

Arrivati a questo punto, dunque, ti starai chiedendo dove puoi trovare informazioni attendibili e verificate, senza dover prestare attenzione a ogni virgola. Prima di tutto sui siti istituzionali: Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Aifa. "Ci sono organizzazioni nazionali e internazionali che approvano terapie e stilano protocolli di intervento e linee guida per indicare ai medici come applicarle. Se non si trova nulla rispetto a un nuovo metodo, dovrebbe già essere il campanello d'allarme di qualcosa che non funziona".

Sul sito di Fondazione Airc trovi inoltre la sezione Facciamo chiarezza dove si analizza una serie di informazioni e notizie sul cancro che possono suonare contraddittorie e quindi generare confusione. In realtà, però, la risposta più diretta è lo specialista, o gli specialisti che ti stanno seguendo. La fiducia nel tuo medico è parte stessa del percorso di cura.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.