
Maria Montessori ci aveva visto lungo: i suoi concetti pedagogici sono ancora tra i più validi, studiati e praticati. E anche i giocattoli e gli oggetti didattici da lei inventati sono ancora diffusi e utilizzati. Altri, addirittura, sono nati a partire proprio dalla sua pedagogia, che si fonda su concetti precisi e semplici: la costruzione dell'indipendenza del bambino, la naturalezza dei materiali, la sensorialità, la coordinazione…
Tra questi oggetti troviamo la scatola della permanenza. La conosci? Si tratta di una semplicissima scatola che ricorda vagamente le scatole delle forme, quelle classiche in cui i bambini devono infilare diversi oggetti di forme differenti facendoli passare dalla giusta apertura. Qui, tuttavia, c'è solo un buco, perché l'insegnamento non riguarda tanto le geometrie, quanto un concetto più complesso: la permanenza.
La permanenza è la nozione per cui un oggetto o un essere vivente continuano ad esistere anche se non stanno di fronte ai nostri occhi. Il tradizionale gioco del "bubu-settete" ha lo stesso scopo: mostrare al bambino o alla bambina che la persona che ha di fronte ricompare sempre, dopo essere scomparsa dietro il velo. Lo stesso accade con gli oggetti e con tutto ciò che esiste nel mondo: anche se non è lì con noi, anche se non lo vediamo, esiste.
Queste scatole della permanenza, quindi, hanno lo scopo di fare capire ai bimbi e alle bimbe che il mondo attorno a loro esiste anche quando non si vede. E come si compongono? Sono semplicemente formate da una scatola con un foro in cui il bimbo può inserire l'oggetto, recuperandolo poi con le mani grazie a uno scivolo orizzontale e a un'apertura frontale.
Non serve acquistare la scatola della permanenza: puoi realizzarla fai da te con materiali da riciclare!