Come si calcola la propria impronta alimentare di carbonio

Anche mangiare produce emissioni di anidride carbonica (CO2), ecco perché calcolare l’impronta alimentare di carbonio, ovvero quante emissioni di CO2 produciamo attraverso la nostra alimentazione, può aiutarci a ridurre il nostro contributo alla crisi climatica in atto.
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Maria Teresa Gasbarrone 29 Novembre 2023

Quando parliamo di emissioni di CO2 pensiamo di solito all‘inquinamento prodotto dalle grande aziende o a quello causato dalle automobili o, peggio, dagli aerei. In realtà, potrebbe lasciarti stupito sapere che ogni nostra attività produce emissioni di carbonio (CO2). Perfino mangiare una pizza o comprare un nuovo paio di jeans emette CO2: ecco perché si parla di impronta di carbonio, o "carbon footprint".

L'impronta di carbonio è definibile come la quantità totale di emissioni di gas serra rilasciate nell’atmosfera dalle attività di una persona, un’azienda, una città, uno Stato. Saperla misurare è necessario se vogliamo contribuire sempre alla riduzione del riscaldamento globale di origine antropica.

Come anticipato, anche un'azione spesso scontata come mangiare e acquistare alimenti emette carbonio. Nello specifico, quando si parla di emissioni di CO2 di un dato alimento o dell'alimentazione di un certo individuo si usa l'espressione di "impronta di carbonio alimentare". Vediamo di cosa si tratta e come calcolarla.

Cos'è l'impronta di carbonio alimentare

Per "impronta di carbonio alimentare" si intende la quantità totale di gas a effetto serra emessi durante l'intero ciclo di vita di un alimento, dalla produzione al consumo. Questo significa che per calcolarla si devono considerare tutte le fasi di produzione dietro il singolo prodotto, ovvero la produzione, il trasporto, la conservazione e perfino la preparazione, ad esempio il tipo di cottura, del prodotto.

Non esiste un solo metodo per calcolare l’impronta di carbonio, in quanto è il risultato di  una misurazione complessa che tiene conto di molti fattori, e che può essere effettuata a diverse scale.

L'impronta di carbonio di un singolo prodotto si calcola con una metodologia chiamata Life Cycle Assessment (Valutazione del ciclo di vita, LCA). Si tratta di una metodologia analitica e sistematica che valuta l'impronta ambientale di un prodotto o di un servizio, lungo il suo intero ciclo di vita. Il calcolo spazia infatti dalle fasi di estrazione delle materie prime costituenti il prodotto, alla sua produzione, sua distribuzione, uso e sua dismissione finale, restituendo i valori di impatto ambientali associati al suo ciclo di vita.

Ogni alimento ha una sua impronta di carbonio diversa. Ad esempio, mele e banane hanno un’impronta minore di 1 kg di CO2 per kg di prodotto, l’olio di palma arriva a 8 kg di CO2, la carne va dai 20 ai 60 kg a seconda della modalità di allevamento.

Esistono online diversi calcolatori e strumenti specifici progettati per semplificare questo processo. Puoi utilizzare questi strumenti per ottenere una stima approssimativa dell'impronta alimentare di carbonio in base alle tue abitudini alimentari.

Ad esempio l'organizzazione non governativa The Nature Conservancy mette a disposizione un calcolatore dell'impronta alimentare di carbonio all'anno. Potrai osservare che in base a come varia il tuo consumo di certi alimenti (carne, pesce, prodotti cucinati) si modificherà anche l'impronta di carbonio. Questo calcolatore è in grado inoltre di mostrarti la tua impronta di carbonio in rapporto a quella della media, stimata negli Stati Uniti di 16 tonnellate, mentre a livello mondiale si aggira sulle 4 tonnellate.

Fonte | Rete Clima;

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