Come stanno le foreste di mangrovie? Per la Nasa l’uomo potrebbe aver imparato a difenderle, o quasi

Tra il 2000 e il 2016 i fattori di perdita sarebbero diminuiti e quelli legati alle attività dell’uomo, all’agricoltura o l’acquacoltura sarebbero calati più rapidamente rispetto a quelli naturali. Ciò dimostrerebbe l’urgenza di sviluppare strategie per fronteggiare eventi meteorologici catastrofici come tempeste e maremoti. L’altro rovescio della medaglia starebbe nella ragione dietro al calo delle perdite del sud.est-asiatico: secondo gli autori dello studio significherebbe che in quelle zone non ci sono più mangrovie da perdere.
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Kevin Ben Alì Zinati 21 Agosto 2020

Ne abbiamo persi oltre 3mila chilometri quadrati tra il 2000 e il 2016, praticamente il 2% dell’intera copertura globale. E di questa perdita, il 62% è stato causato dall’agricoltura e dall’acquacoltura, e quindi dall’uomo, mentre il resto è dipeso da cause naturali come l'erosione o eventi meteorologici estremi. Eppure, la perdita delle mangrovie sta rallentando. È la fotografia dello stato di salute di questa particolare vegetazione scattata dal centro Goddard della Nasa e l'United States Geological Survey Landsat. Buone notizie, quindi? Non proprio.

Un piccolo grande patrimonio

Le mangrovie rappresentano un’importante risorsa per il nostro pienate e per noi stessi. Sono arbusti resistenti che trovano il proprio habitat in terreni salati, umidi e fangosi delle coste tropicali e subtropicali del mondo. Oltre a proteggere le coste dall’erosione, dalle tempeste o dai maremoti, sono in grado di immagazzinare grandi quantità di carbonio nelle loro radici, nei tronchi e nel suolo: pensa che costituiscono solo il 3% della copertura forestale del pianeta ma se fossero abbattute potrebbero contribuire fino al 10% delle emissioni globali di carbonio. Per molti anni le foreste di mangrovie sono state minacciate dalla deforestazione legata all'agricoltura e all’acquacoltura: le foreste del sud-est asiatico hanno visto enormi perdite per fare spazio alla coltivazione di gamberetti e riso.

Come stanno?

Secondo quanto si legge nello studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology, tra il 2000 e il 2016 sembra che questo destino abbia lentamente cambiato direzione. Nel senso che sia i fattori umani sia quelli naturali che incidono sulla popolazione di mangrovie sarebbero diminuiti. Non solo: tra i due, sarebbe proprio l’impatto legato alle nostre attività quello ridottosi più rapidamente, come a dire che dovremmo quindi aver imparato la lezione.

Il rovescio della medaglia starebbe invece nel motivo dietro al calo nelle perdite registrato soprattutto nel sud-est asiatico: secondo i ricercatori, in molte aree semplicemente non ci sarebbero più mangrovie da perdere.

Cosa fare

Il fatto che le attività umane abbiano inciso meno sul destino delle mangrovie dimostrerebbe che gli sforzi di conservazione stanno aumentando, così come la consapevolezza dell'importanza delle mangrovie: in un certo senso, dunque, il futuro sarebbe sulla strada giusta. Allo stesso tempo, però, secondo il team di scienziati è chiara l’urgente necessità di continuare in questa direzione e soprattutto di sviluppare strategie e progetti che siano in grado di tutelare le foreste di mangrovie da eventi naturali minacciosi come tempeste o, più in grande, il climate change.