Comprare meno capi di abbigliamento (e farlo meglio), valutando anche il “Cost per wear”

Tutte le volte che sei sul procinto di acquistare un capo di abbigliamento dovresti valutarne la qualità e i processi di produzione e poi chiederti: lo indosserei almeno cento volte?
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Gaia Cortese 15 Aprile 2022

Davanti a una t-shirt realizzata con fibre naturali al 100 per cento che costa 25 euro e la stessa t-shirt realizzata con un’alta percentuale di fibra sintetica venduta a soli 10 euro, quale compreresti?

A parte la scelta più etica, che dovrebbe indirizzarti verso il capo in fibre naturali, dovresti tenere in considerazione anche un altro fattore, meglio conosciuto come CPW, sigla che indica il cost per wear. Il CPW indica il costo di un indumento in rapporto al numero di volte che lo si è indossato e si ottiene dividendo il prezzo iniziale del capo per il numero di utilizzi.

Quanto puoi essere sicuro che valga veramente la pena di spendere quei 10 euro per una t-shirt che, essendo di bassa qualità, finirai per indossare solo un paio di volte? A conti fatti, se indossata solo due volte, la t-shirt in materiale sintetico avrebbe un cpw di 5 euro, mentre la t-shirt in fibre naturali, di qualità e fattura migliore, che indosseresti almeno una decina di volte, avrebbe un cpw di 2,50 euro. La metà esatta.

Investi sulla qualità del prodotto

A questo punto la tua percezione nei confronti di un capo di abbigliamento low cost dovrebbe cambiare scoprendo che il suo cpw è così alto. Ecco perché tutto sommato, investire sulla qualità del prodotto che si vuole acquistare, è più vantaggioso, e lo è per diversi motivi.

Premesso che non è detto che qualcosa che costa tanto sia di ottima qualità, l’abilità da tirare fuori è quella di imparare a riconoscere materiali e fatture ed essere disposto a pagarle al giusto prezzo. Un’abilità che oltretutto ti consente anche di risparmiare. Se infatti acquisti una maglia di qualità che non si logora al primo lavaggio in lavatrice, sicuramente avrai la possibilità di indossarla più volte e di ammortizzarne il costo, con una certa soddisfazione per il portafogli.

Un capo di abbigliamento realizzato in fibre naturali, mediamente costerà di più, ma si rovinerà anche meno in fretta.

Impara quindi a valutare se il materiale del capo è abbastanza resistente, e se lo sono anche le  cuciture, i bottoni e le cerniere. Prima di acquistare un paio di scarpe o un capo pesante per l'inverno, prova a chiedere al negoziante se è previsto un servizio di riparazione o se esiste una policy in caso di deterioramento precoce del capo.

Solo capi must have

Oltre ai vantaggi in termini di risparmio, fare un'attenta selezione dei capi acquistati consente di avere un armadio con solo capi di abbigliamento di qualità e non strabordante di vestiti che la seconda volta che vengono indossati non ti convincono più al 100 per cento. Il consiglio è quindi quello di comprare i cosiddetti capi must have e di sceglierli valutandone bene il materiale e i processi di produzione.

Avere la giusta quantità di capi di abbigliamento, di qualità e soprattutto facilmente abbinabili tra di loro, non solo ti consente di avere un armadio in ordine, ma anche un notevole risparmio di tempo al momento di decidere come vestirti.

Lo indosseresti almeno 100 volte?

Una domanda che potrebbe anche aiutarti nell’acquisto è: lo indosserò almeno 100 volte? È una domanda sempre più popolare, tant’è che su Instagram è facile trovare  l’hashtag #100wears e chi lo usa, condividendo un acquisto appena fatto, implicitamente invita a comprare capi che indosserebbe almeno cento volte.

Ogni acquisto ha un effetto sull'ambiente

Ultimo ma non meno importante: hai pensato alle conseguenze che ogni acquisto “sbagliato” può avere sull’ambiente?

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una tendenza davvero dannosa per l’ambiente. L’arrivo della fast fashion ha portato a un consumo di abbigliamento eccessivo: si compra di più, ma si indossa di meno. Il risultato non è solo un armadio colmo di vestiti stipati e decisamente poco indossati, ma tonnellate di capi di vestiario che hanno vita breve e finiscono inevitabilmente in discarica. Siamo purtroppo ancora lontano dal seguire i principi dell'economia circolare nel settore dell'abbigliamento: al momento, quindi, non resta che limitarne il consumo.