Compromesso al ribasso sull’embargo al petrolio russo: l’Unione Europea abbaia, ma non morde

Nuovo pacchetto di sanzioni varato dall’Unione Europea contro la Russia. Nonostante le dichiarazioni di gioia delle istituzioni comunitarie, il risultato è molto deludente rispetto alle aspettative. L’embargo al petrolio di Mosca partirà solo tra sette mesi, e riguarderà solo quello in arrivo via mare. Festeggia l’Ungheria di Orban, che continuerà a rifornirsi da Vladimir Putin.
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Michele Mastandrea 31 Maggio 2022

Druzhba‘ in russo significa ‘Amicizia'. Ma ‘Druzhba', se non lo sai, è anche il nome di un oleodotto che consegna il petrolio dal Paese guidato da Vladimir Putin all'Europa Occidentale. E proprio il ‘Druzhba' è stato al centro della discussione dell'Unione Europea sul nuovo pacchetto di sanzioni, il sesto, per colpire l'economia russa in risposta alla guerra in corso contro l'Ucraina.

Ma al di là dei toni molto duri, il risultato del confronto tra i 27 Paesi membri è stato molto inferiore alle aspettative. Nonostante le dichiarazioni felici della presidentessa della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, il rischio fallimento è stato molto vicino. Solo un compromesso finale raggiunto nella notte ha evitato alla Ue di perdere la faccia.

I contenuti dell'accordo

L'embargo al petrolio di Mosca varrà infatti soltanto a partire dal prossimo gennaio, quindi fra sette lunghi mesi. Da gennaio saranno bloccati i due terzi dell'import di petrolio, cifra che arriverà al 90% nei mesi successivi. Inoltre, non riguarderà i Paesi senza sbocco al mare, come Ungheria e Repubblica Ceca, riforniti proprio tramite oleodotti come ‘Druzhba'.

Inoltre, l'Unione Europea nell'accordo si impegna a introdurre "misure di emergenza" in caso di eventuale interruzione dei flussi in arrivo da Mosca. Ancora poco chiaro è però il significato di queste "misure". Per alcuni osservatori si tratta di meccanismi di solidarietà interni all'Ue, che assisterebbero l'Ungheria con petrolio in caso di taglio immediato delle forniture da parte di Mosca. Per altri, potrebbero però anche significare il via libera ad acquisti straordinari di petrolio dalla Russia stessa, nel caso in cui un incidente di guerra colpisca l'oleodotto.

Il pacchetto di sanzioni, infine, prevede l'esclusione di Sberbank, una delle principali banche russe, dal sistema Swift che regola le relazioni tra tutti gli istituti di credito a livello internazionale. Inoltre, tre emittenti televisive russe considerate vicine al governo di Mosca sono anch'esse sanzionate, insieme ad alcuni membri dell’esercito di Mosca ritenuti colpevoli di crimini di guerra contro la popolazione ucraina.

Chi ‘vince' e chi ‘perde'

C'è poco da girarci intorno: si tratta di una chiara vittoria di Viktor Orban, il presidente dell'Ungheria, notoriamente vicino a Putin nonostante guidi un Paese membro dell'Unione Europea. L'Ungheria può infatti festeggiare l'esenzione dalle sanzioni e quindi continuare ad acquistare il petrolio russo, da cui è dipendente per il 65% del proprio fabbisogno.

L'accordo su questo embargo parziale sarà ratificato ufficialmente mercoledì dagli ambasciatori dei 27 Paesi membri a Bruxelles. Una cosa è però certa già oggi: per indebolire davvero la Russia in questo momento di massimo sforzo militare, ci vorranno ben altre decisioni. Anche perché nel frattempo la Russia non arretra: è notizia di oggi che Gazprom ha deciso di sospendere le forniture all'Olanda, dato il rifiuto di Amsterdam di pagare gli acquisti in rubli.