Con 30°C a ottobre diremo ancora che “il caldo non è poi una gran notizia”?

Dopo mesi alle prese con ondate di calore che hanno portato il termometro oltre i 40°C, in cui ci sentivamo ripetere che “è normale che in estate faccia caldo e in inverno faccia freddo”, viene da chiedersi come giustificheremo ora i 30°C a ottobre e l’anno senza inverno che ci attende. Quando riusciremo ad ammettere con onestà che siamo nel pieno della crisi climatica?
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Giulia Dallagiovanna 9 Ottobre 2023

Che ci siano 30°C gradi a ottobre "non è poi una gran notizia". "In autunno ha sempre fatto caldo". "Anche quando ero bambino non pioveva". Fammi indovinare: mentre stai indossando una maglietta a maniche corte per andare in ufficio alle 8 del mattino, queste frasi iniziano a sembrarti quanto meno un po' dissonanti. Eppure è quello che ci siamo sentiti ripetere per tutta l'estate. In televisione, giornalisti come Vittorio Feltri e Andrea Giambruno ridicolizzavano le dichiarazioni della comunità scientifica. A domande dirette, Matteo Salvini e Gilberto Picchetto Fratin (sì, il Ministro dell'Ambiente) rispondevano che vista così la situazione, in effetti, un po' paura la faceva, ma erano solo cicli. Tutto regolare. Intanto sui banchi del mercato trovi ancora frutti tipicamente estivi come albicocche e pesche, come ha denunciato di recente Coldiretti.

In estate fa caldo e in inverno fa freddo. Cos'è, non lo sapevi? Ti sei fatto abbindolare anche tu dal fanatismo ecologista? Come dici? Secondo le previsioni del Centro Europeo di Reading (ECMWF) questo potrebbe essere un anno senza inverno? Ah.

Ma seguiamo un trend che ultimamente va tanto di moda tra chi si erge a pensatore indipendente che non si fa fregare tanto facilmente: l'aneddoto sull'infanzia, di quegli anni d'oro in cui nessuno si sorprendeva se la colonnina di mercurio segnava 35°C.

Bene, io sono nata nel 1991, a metà ottobre. A mano a mano che la data della festa si avvicinava, il leitmotiv di mia madre era "speriamo che faccia bello, così organizziamo tutto in giardino". Sottinteso: la casa non sarà presa d'assalto dalla ciurma di bambini in arrivo. Perché no, 32 anni fa non era per nulla scontato che in questo periodo splendesse ancora il sole. E sono tanti i ricordi di candeline spente in sala e di corse in giardino con indosso un maglione leggero, per difendersi dai primi freddi. Tra estate e autunno, la differenza c'era. Allora, 32 anni fa.

Ma abbandoniamo le storie personali, che non fanno statistica, e guardiamo ai CLINO. I Climatological Normals sono i periodi di riferimento che la World Meteorological Organization (WMO) usa per descrivere le condizioni climatiche di un determinato luogo e valutare se vi siano stati cambiamenti nel corso del tempo. I periodi considerati sono due: un decennio o un trentennio. Prendiamo i secondi e, in particolare, il trentennio 1991-2020.

I CLINO mostrano che a ottobre le temperature medie dovrebbero attestarsi attorno ai 18°C-21°C. Più nel dettaglio, le minime dovrebbero essere comprese tra i 14°C e i 4°C e le massime non superare i 27°C. Ieri, domenica 8 ottobre, in diverse città d'Italia sono stati oltrepassati i 30°C. Ma sono stati registrati anche 27°C a Parigi e 25°C a Londra. Oggi, lunedì 9 ottobre, si notano minime anche di 20°C.

È dal 1880 che registriamo le temperature, ma i sei autunni più caldi in assoluto si sono verificati tutti nell'arco degli ultimi 10 anni. E pure "ottobrata" è un termine che dovremmo accantonare: dà l'impressione che sia tutto normale, che dipenda, appunto, da cicli naturali. Ma secondo uno studio del 2021, il 99% degli scienziati è concorde: la crisi climatica è stata causata dall'uomo.

Il problema non è solo il caldo. Se da un lato le temperature aumentano, dall'altro lato i livelli di precipitazioni calano: l'ISTAT ha segnalato una progressiva riduzione dal 1971 al 2021. Gli anni più neri fino ad ora sono stati il 2007, il 2017, il 2021 e soprattutto lo scorso inverno, quando in cinque mesi abbiamo registrato il 21% in meno di piogge. Cade meno acqua ed evapora più rapidamente: nell'ultimo trentennio è stato raggiunto un deficit delle risorse idriche pari al 20%. E l'inverno che ci attende si annuncia povero di nevicate, soprattutto in pianura.

Il risultato sono danni, anche economici. In barba a chi sostiene che inquinare è il prezzo da pagare per la crescita. Coldiretti denuncia una riduzione dei raccolti che in caso di ciliegie e pere sfiora il 60%. Con una perdita del 12% della produzione di vino, poi, l'Italia ha ceduto il primo posto alla Francia. E stiamo parlando di uno dei tanti decantati simboli del made in Italy, che questo esecutivo non perde occasione di celebrare. Per non parlare dei quasi 9 miliardi di euro di danni dell'alluvione in Romagna.

Il governo ha deciso di proseguire per la sua strada ignorando la situazione. La premier Giorgia Meloni porta avanti il Piano Mattei che, tra le altre cose, ha come obiettivo quello di fare dell'Italia un hub per il gas da raccogliere in Nord Africa e distribuire al resto d'Europa. Mentre le rinnovabili rimangono l'ultima ruota del carro.

E intanto fa caldo, siamo a corto di acqua, e come abbiamo visto si allunga la lista di conti da pagare.

Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…
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