Con quasi 94% Comuni a rischio frane e alluvioni il governo rinuncia ai fondi PNRR sul dissesto idrogeologico

Mentre il Governo e la Regione Emilia-Romagna sono alle prese con la fase di ricostruzione delle infrastrutture, l’esecutivo di Giorgia Meloni potrebbe perdere 9 miliardi del PNRR destinati al contrasto del dissesto idrogeologico. Un fenomeno che ha cause naturali, ma anche antropiche.
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Francesco Castagna 25 Maggio 2023

Il Governo Meloni e le Regioni non riescono a spendere i fondi del PNRR per contrastare il dissesto idrogeologico. L'Unione Europea si era impegnata a sostenere gli interventi di ripresa e di resilienza, ma i fondi rischiano di rimanere non spesi.

Di fatto l'Italia ha difficoltà a spendere i 9 miliardi previsti, secondo quanto riporta Repubblica da alcune indiscrezioni che arrivano da Bruxelles. Gli appalti stanno procedendo a rilento e devono essere completati entro la fine dell'anno; i fondi che ora fanno parte del Fondo per lo sviluppo e la coesione e ai quali deve essere soltanto cambiata destinazione, trasferendoli nel Pnrr.

Secondo quanto riporta l'ISPRA, quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto ed è soggetto a erosione costiera. Sono poi oltre 8 milioni le persone che abitano nelle aree ad alta pericolosità. Questo è quanto emerge dal Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia del 2021 sulla pericolosità per frane e alluvioni, sull’erosione costiera e sugli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

In queste settimane e negli ultimi giorni sono in corso le operazioni di soccorso e di ripristino delle infrastrutture e del patrimonio culturale dell'Emilia Romagna, ma la Regione era tra quelle indicate dall'Ispra con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni, per la precisione circa 3 milioni di abitanti. Seguono poi, sempre secondo il rapporto, la Toscana con oltre 1 milione, la Campania con oltre 580mila, il Veneto con quasi 575mila persone, la Lombardia con oltre 475mila e la Liguria con oltre 366mila.

A confermare la pericolosità del territorio sono anche gli interventi dei Vigili del Fuoco. Al 25 maggio ammontano a 7.483 gli interventi fatti dal Corpo Nazionale, di cui 3.363 a Ravenna, 2.249 a Forlì Cesena, 1.480 a Bologna, 391 a Rimini.

Dei 9 miliardi che potrebbero non tornare utili al contrasto al dissesto idrogeologico, 6,5 riguardano interventi non direttamente collegati, mentre dei restanti 2,5 sono stati utilizzati solo 800 milioni.

Nella sintesi del rapporto sul dissesto frane Emilia-Romagna di Ispra , aggiornato al 19 maggio 2023, si legge che le cause del dissesto idrogeologico in questione "vanno ricercate, in primo luogo, nelle condizioni fisiche del territorio italiano: geologicamente giovane e tettonicamente attivo, costituito per il 75% da colline e montagne". Poi, oltre alle cause naturali, come le precipitazioni e i terremoti, ci sono quelle antropiche causate da costruzioni, perdite da acquedotti, reti fognarie, scavi e tagli stradali.

Il Governo e la Regione Emilia-Romagna hanno dichiarato più volte di voler fare prevenzione. La Regione ha appena approvato una legge contro il consumo di suolo, ma l'urbanista Gabriele Bollini e Legambiente Emilia-Romagna hanno denunciato le troppe deroghe nel provvedimento. Di fatto l'Emilia-Romagna è attualmente la quarta regione per consumo di suolo ed è in corso d'opera la realizzazione del Passante a Bologna, ovvero il "potenziamento del nodo autostradale e tangenziale al fine di alleggerire il traffico veicolare"

Foto di copertina: Twitter_VigiliDelFuoco