Contro la plastica in mare scende in campo anche il Cnr con il progetto Maelstrom

L’obiettivo del progetto, finanziato nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, è quello di implementare tecnologie innovative, basate su sistemi completamente automatizzati, per identificare, rimuovere e (quando possibile) avviare a riciclo i rifiuti di plastica presenti nei corsi d’acqua e nelle aree costiere, impedendo loro così di finire in mare aperto.
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Federico Turrisi 14 Aprile 2021

Se continuiamo così, nel 2050 nei mari e negli oceani del pianeta ci sarà più plastica che pesce. Abbiamo citato più volte questa proiezione fatta dall'Ellen MacArthur Foundation. Il messaggio è molto chiaro: bisogna intervenire subito per porre un freno al marine litter, cioè all'inquinamento marino provocato dalla presenza di rifiuti solidi, per lo più realizzati con materiali plastici. La maggior parte della plastica che ritroviamo in mare proviene dai fiumi. Ecco perché è importante bloccarli prima che raggiungano la foce (o comunque nelle zone costiere) e si disperdano in mare aperto.

Con il progetto Maelstrom, (acronimo per “Smart technology for MArinE Litter SusTainable RemOval and Management”), guidato dall’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ismar) e finanziato tramite il programma Horizon 2020 dell'Unione Europea, scienziati marini, esperti di robotica e società che si occupano di recupero dei rifiuti cooperano tra di loro proprio per affrontare questo problema. In particolare, l'obiettivo è quello di sviluppare tecnologie scalabili, replicabili e automatizzate, alimentate con energia rinnovabile e carburante di seconda generazione, per identificare, rimuovere, smistare e riciclare tutti i tipi di rifiuti marini raccolti, in un'ottica di economia circolare.

Sono principalmente due i sistemi automatizzati attraverso cui sarà possibile compiere queste operazioni. Il primo è una bubble barrier, ovvero una sorta di barriera costuita da tubi forati che pompano aria: posizionandoli sul letto di un fiume o in zone lagunari, viene generato un flusso di bolle d’aria che aiuta a portare a galla i rifiuti di plastica, facilitandone il recupero. Il secondo sistema invece è una piattaforma robotica in grado di rimuovere, con elevata efficienza, i rifiuti solidi situati sui fondali e negli strati inferiori della colonna d’acqua. Il materiale recuperato viene poi classificato per essere eventualmente avviato a riciclo o in alternativa destinato al termovalorizzatore per il recupero energetico.

Il progetto Maelstrom ha preso il via lo scorso gennaio e durerà fino al 2024. Due le aree selezionate per sperimentare le apparecchiature aspira-plastica: la laguna di Venezia e l'estuario del fiume Duero, a Porto (in Portogallo). Nella lotta contro l'inquinamento da plastica non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo un alleato dalla nostra parte: la tecnologia.