
Secoli che diventano giorni, al massimo trenta. Potrebbe essere il nuovo, velocissimo tempo in cui, grazie all’azione di particolari spore batteriche, un rifiuto di plastica si autodegrada e scompare per sempre.
L’accelerata che promette di dare un importante contributo al problema dell’inquinamento da plastica arriva da una studio della Chinese Academy of Sciences pubblicato su Nature Chemical Biology.
Qui, un gruppo di scienziati cinesi ha dimostrato che popolazioni geneticamente ingegnerizzate di microbi di Bacillus subtilis sarebbero in grado di accelerare il naturale processo di degradamento della plastica arrivando di fatto ad eliminarla.
I risultati si basano sulle ultime scoperte relative a gruppi di batteri capaci di sviluppare particolari enzimi in grado di mangiare la plastica.
Siccome però questi enzimi hanno grandi dimensioni e una struttura complessa, spesso sono instabili o addirittura fragili. Per questo i ricercatori hanno dovuto ingegnerizzarli.
Utilizzando delle spore batteriche di Bacillus subtilis, ne hanno cioè modificando in laboratorio alcuni geni al fine di renderli altamente resistenti alle alte temperature.
A quel punto li hanno poi mescolati con policaprolattone (polimero semicristallino sintetico biodegradabile ndr) per produrre plastiche “viventi” in vari formati.
Le spore cioè restano dormienti e inattive all’interno del materiale finché la plastica non inizia a degradarsi. In quel momento iniziano a rilasciare gli enzimi che portano ad una rapida accelerazione nella decomposizione del materiale.
Un processo che dura finché non è completata l’autodistruzione del materiale plastico.
Fonte | "Degradable living plastics programmed by engineered spores" pubblicato il 21 August 2024 su Nature Chemical Biology